Nelle chiese evangeliche, in genere,
nonostante la nostra tradizione direbbe il contrario (si vedano i commenti al
Salterio di Lutero), sembra quasi che i Salmi
siano diventati un libro desueto, poco frequentato, soprattutto da quando
l’innografia contemporanea, nonostante qualche valido tentativo, sembra averli
dimenticati e li riprende solo in alcune espressioni, senza realmente
modernizzarli e usarli come base teologica per i nostri canti. Riflettere su
quello che è il libro più lungo della Bibbia è invece giusto, perché in esso,
con tutta probabilità, abbiamo una delle più alte sintesi dei sentimenti umani
quando si confrontano con il divino.
A farci riavvicinare i Salmi ci
prova N.T. Wright, uno dei teologi ed esegeti evangelici più affermati oggi,
che ha scritto questo libretto di un centinaio di pagine intitolato I Salmi. Perchè sono essenziali, pubblicato
da Claudiana lo scorso anno. Lo studioso inglese precisa subito che il libro,
che non ha intenzioni accademiche ma soprattutto divulgative e meditative, è un
appello personale a tornare a riusare il libro dei Salmi come libro di riflessioni
rivalutandone anche il suo uso liturgico. I Salmi
sono quindi visti soprattutto come un libro di preghiera da cui trarre
esperienze di vita, esattamente come, a parere dell’A., facevano gli Ebrei del
Secondo Tempio, sino ai tempi di Cristo che usavano questi testi come il loro
manuale di preghiera e canto, come il testo da cui trarre consigli per la vita
di ogni giorno, come espressione del rapporto quotidiano con Dio.
Nonostante questo uso quotidiano e
meditativo non va ignorato anche quello liturgico. I Salmi erano cantati nel
Tempio da Leviti professionisti che si addestravano nel farlo. Accanto a questi
aspetti del come si usavano (importanti per un testo che vuole far tornare il
lettore alla frequentazione di questi testi, provenienti da molteplici autori e
molteplici epoche, ma che sono stati raccolti in un insieme coerente e coeso),
ci si sofferma sul cantare e su come essa sia un’attività che investa tutto il
corpo e che per questo risulta un atto di culto a Dio più completo di ogni
altro.
Wright, nella parte più teologica e
meno liturgica del suo scritto (i primi due capitoli sono dedicati a questo
aspetti), inizia con il dire che i Salmi erano considerati una porta di
comunicazione tra Cielo e Terra, tra Dio e l’uomo in cui il culto del tempio serviva
da mediatore tra questi due luoghi. La loro lettura, quindi, riapre questa
porta di un mondo che Dio ha voluto sempre più comunicante, soprattutto dopo la
venuta del Suo figlio sulla Terra. Ecco perché è importante analizzare quelle
che sono le maggiori tematiche di questo libro e di come esse sono affrontate.
Al centro del primo capitolo
dedicato alle tematiche (che è il terzo del libro) vi è il rapporto tra tempo
di Dio e tempo dell’uomo. I compositori dei salmi (e coloro che li hanno
cantati in origine) erano ben consci che il tempo di Dio rivoluziona e dà
speranza al tempo dell’uomo. Per il teologo anglicano, l’uomo che è il signore
del creato (cantato in questa maniera in diverse di queste composizioni) trova
la sua speranza nel riscatto che Dio ha promesso, anche nei momenti più bui (i
salmi dove lo scoraggiamento è attestato non sono ignorati, anzi, dimostrano
come il rapporto con Dio sia più stretto).
Lo spazio di Dio e lo spazio
dell’uomo tra loro interrelati sono una delle altre tematiche portanti dei
Salmi. Il Dio di Israele si manifesta quando vuole, ma non vive lontano dagli
uomini; è sempre in stretto contatto con loro ed allo stesso tempo è in ascolto
del suo popolo che lo invoca per attendere giustizia e riscatto. I Salmi sono
anche questo: l’invocazione della presenza di un Dio che risponde e che,
soprattutto, fa sperare in un futuro di giustizia e migliore del presente che
si vive.
Un altro aspetto del libro più lungo
della Bibbia è, per Wright, l’esaltazione della potenza creativa di Dio. A
giubilare ed a rendere culto per la sua esistenza non è solo l’uomo, ma nelle
immagini metaforiche e metonimiche dei salmisti, anche la Natura (monti, fiumi,
alberi, acque) esultano per la presenza di Dio. Il rapporto con la Natura e con
il Creato viene esaltato dai salmisti e ci ricorda più volte chi è il Creatore
dell’universo ed il reggitore di tutto.
Per questo si afferma nel testo che
i Salmi sfidano la concezione odierna del mondo, molto più vicina ad una
indifferenza verso il divino e verso la sua presenza e molto più disperata. I
Salmi non ignorano la disperazione dell’umanità, ma la stemperano nella
speranza data dalla promessa del divino ed aprono ad una concezione di riscatto
difficilmente presente nel mondo contemporaneo.
Il libro si legge piacevolmente, le
citazioni ed i momenti in cui riflettere con l’A. sono molteplici (la
postfazione finale narra di come egli stesso rifletta quotidianamente su questo
libro e su quali emozioni li suscitano). Si tratta di un testo che lo studioso
inglese non ha scritto per gli accademici, ma per i credenti che vogliano
tornare a riflettere su questo libro della Bibbia e vogliano una breve guida su
come orientarsi e quali possono essere i frutti di una meditazione costante su
di essi e si dimostra un ottimo esempio di come teologia e divulgazione biblica
possano felicemente incontrarsi.
Valerio Bernardi - DIRS GBU
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