Paolo Branca, Il Corano, il Mulino, Bologna, 2001,
pp. 131
L'islam è una galassia, innumerevoli sono le correnti e i
sottogruppi ma tutti riconoscono l'autorità del Corano e dell'esempio del
Profeta. Paolo Branca, uno dei massimi islamisti italiani e docente di arabo
presso l'Università Cattolica di Milano, sarà, grazie a quest'agile libretto
della collana “Farsi un'idea”, la nostra
guida alla scoperta del Corano .
Il Corano è il testo
sacro dell'islam, religione monoteista che conta circa un milione e mezzo di
seguaci di cui solo un quinto sono arabi. Il Corano è presentato come la
rivelazione stato rivelato a Maometto, l'ultimo profeta, dall'angelo Gabriele a
completamento delle tradizioni abramitiche, ebraismo e cristianesimo, a cui
costantemente si richiama. La cultura dell'Arabia era al tempo incentrata
sull'oralità: “il termine Qur'an, di probabile origine siriaca,
significa appunto “recitazione” e pare si riferisse alla “proclamazione
salmodiata” delle scritture presso i primi cristiani”.
Le sure, ovvero i
capitoli, sono divise in versetti non collegati da un tema o da un filo
conduttore quanto affiancati “come ogni perla di una collana ha una propria
forma compiuta ed è accostata alle altre, ma da esse distinte”, similmente
all'antica poesia beduina. Le sure sono divise in base alle fasi della vita del
profeta a cui si riferiscono, ovvero: il primo, il secondo ed il terzo periodo
meccano e l'ultimo periodo, quello medinese.
Maometto, secondo la
tradizione, era un illetterato e il Corano gli fu rivelato completamente tra il
26 e il 27 del mese di ramadan del 610 d.C. benchè la rivelazione non venne
considerata completa fino alla morte del medesimo nel 632. Maometto espresse la
rivelazione oralmente e progressivamente fino alla sua morte. La redazione
scritta del Corano fu avviata dal primo califfo ma solo il terzo vide la
necessità di una versione scritta ufficiale prima dell'estinzione della
generazione che aveva conosciuto il profeta. Le versioni discordanti furono
messe al bando ma sopravvissero sette letture della vulgata ammesse.
Se la cultura araba
era già logocentrica, l'affermarsi dell'islam accentuò questa tendenza. Il
Corano, per sua stessa ammissione, contiene testi di facile comprensione ed
altri più criptici; gli esperti capirono ben presto che questo avrebbe potuto
far insorgere discordia nella comunità. Due furono quindi gli approcci
adottati, uno esegetico, tra i sunniti, che erano tendenzialmente più
letteralisti, ed uno ermeneutico, sposato dagli sciiti.
Si formarono le
prime scuole esegetiche ma i commentari, il cui valore è universalmente
conosciuto, arrivarono solo nel IX secolo. I commentatori e gli specialisti si
concentrarono sulle parti oscure del testo, i giuristi cercavano di stabilire
quale prescrizione avesse prevalenza in caso di contrasti, i teologi erano
interessati a studiare gli appellativi di Dio, qualsiasi fosse il motivo di
studio in tutti coloro che si accostavano al Testo c'era la consapevolezza che
il Corano non sarebbe masi stato spiegato appieno.
La scuole si
confrontarono intorno ad una questione di non secondaria importanza: il Corano
era la Parola “creata” o “increata”? La seconda posizione vinse per l'appoggio
che aveva nella larga popolazione.
Pietro di Cluny
(1092-1156) commissionò per primo una traduzione del Corano in latino,
l'interesse all'islam cresceva da parte del papato e dei sovrani europei. Le
prime polemiche sorsero intorno alla cristologia nel Corano, furono francescani
e domenicani ad approfondire la conoscenza dell'arabo grazie ad un contatto
diretto coi musulmani. Al tempo della Riforma l'islam era accomunato al
luteranesimo dai cattolici e al cattolicesimo dai luterani.
Tra metà Ottocento e
inizio Novecento il confronto con la modernità occidentale rese evidente la
necessità di un rinnovamento. Nei nuovi commentari coranici, con fini
apologetici e pedagogici, si fece largo la ricerca di una maggiore libertà
rispetto ai canoni tradizionali. Ci furono anche tentativi di introdurre
criteri storico-critici nell'esegesi ma “sembrò a molti un'inaccettabile
relativizzazione del Testo rivelato e un attentato alla trascendenza e alla
libertà di Dio”.
Importante, per i risvolti politici, fu la lettura
socio-rivoluzionaria dell'egiziano Sayyd Qutb, leader dei Fratelli Musulmani e
del pakistano al-Mawdudi.
“E' fin troppo
chiaro che qualsiasi vero rinnovamento del pensiero e della prassi nel mondo
musulmano dovrà passare necessariamente da un ripensamento del rapporto tra i
credenti e la Parola di Dio, per quanto difficile e delicato possa essere
rimettere in questione insegnamenti, tendenze e metodi tradizionalmente
consolidati e quasi sacralizzati in questo campo”.
L'affermarsi del dogma del Corano “increato” e la sua
trasmissione, pricipalmente basata sulla recitazione a memoria nelle scuole
coraniche, spiega il perché il Corano fu stampato prima in Europa che nel mondo
arabo. Qui si arrivò alla traduzione in altre lingue solo XIX secolo grazie
alla spinta del nazionalismo arabo e alla scolarizzazione di massa che
progressivamente avvicinò il singolo al Testo sacro.
Il Corano è presente
nella vita quotidiana di ogni musulmano, per questo le sfumature interpretative
continuano ad avere una rilevanza culturale di non poco conto e ad essere al
centro del dibattito.
“Non bisogna però
dimenticare che un Testo sacro è anche e soprattutto Parola vivente attorno
alla quale si impernia la vita dei singoli credenti e delle comunità a cui essi
appartengono.(...) Assolutizzare anche uno solo di questi due aspetti
comporterebbe enormi rischi: ritenere infatti il proprio Libro santo una sorta
di codice ormai definitivamente chiuso ne farebbe una specie di reperto
archeologico arido e mummuficato, così come una sua interpretazione troppo
disinvolta e affannosamente impegnata ad aggiornarsi in base alle cangiati
ideologie alla moda lo svilirebbe mettendolo alla pari del vano chiacchiericcio
di una pseudocultura da salotto”.
Il libro è chiaro e
alla portata di tutti. Per leggere le sure citate sarebbe utile avere un
Corano, una bella edizione in italiano è quella a cura di Alessandro Bausani.
Gli spunti di riflessione che corrispondono ad altrettante
questioni aperte sono almeno tre:
la
differenza tra le sure meccane e quelle medinesi, la dottrina del Corano
“increato” che ha minato i plurimi tentativi di interpretare il Testo in base a
studi storico-critici e il montare di letture fondamentaliste caratterizzate
dal letteralismo più semplicistico ma efficacie da veicolare attraverso
Paolo Branca, Il Corano, il Mulino, Bologna, 2001,
pp. 131
L'islam è una galassia, innumerevoli sono le correnti e i
sottogruppi ma tutti riconoscono l'autorità del Corano e dell'esempio del
Profeta. Paolo Branca, uno dei massimi islamisti italiani e docente di arabo
presso l'Università Cattolica di Milano, sarà, grazie a quest'agile libretto
della collana “Farsi un'idea”, la nostra
guida alla scoperta del Corano .
Il Corano è il testo
sacro dell'islam, religione monoteista che conta circa un milione e mezzo di
seguaci di cui solo un quinto sono arabi. Il Corano è presentato come la
rivelazione stato rivelato a Maometto, l'ultimo profeta, dall'angelo Gabriele a
completamento delle tradizioni abramitiche, ebraismo e cristianesimo, a cui
costantemente si richiama. La cultura dell'Arabia era al tempo incentrata
sull'oralità: “il termine Qur'an, di probabile origine siriaca,
significa appunto “recitazione” e pare si riferisse alla “proclamazione
salmodiata” delle scritture presso i primi cristiani”.
Le sure, ovvero i
capitoli, sono divise in versetti non collegati da un tema o da un filo
conduttore quanto affiancati “come ogni perla di una collana ha una propria
forma compiuta ed è accostata alle altre, ma da esse distinte”, similmente
all'antica poesia beduina. Le sure sono divise in base alle fasi della vita del
profeta a cui si riferiscono, ovvero: il primo, il secondo ed il terzo periodo
meccano e l'ultimo periodo, quello medinese.
Maometto, secondo la
tradizione, era un illetterato e il Corano gli fu rivelato completamente tra il
26 e il 27 del mese di ramadan del 610 d.C. benchè la rivelazione non venne
considerata completa fino alla morte del medesimo nel 632. Maometto espresse la
rivelazione oralmente e progressivamente fino alla sua morte. La redazione
scritta del Corano fu avviata dal primo califfo ma solo il terzo vide la
necessità di una versione scritta ufficiale prima dell'estinzione della
generazione che aveva conosciuto il profeta. Le versioni discordanti furono
messe al bando ma sopravvissero sette letture della vulgata ammesse.
Se la cultura araba
era già logocentrica, l'affermarsi dell'islam accentuò questa tendenza. Il
Corano, per sua stessa ammissione, contiene testi di facile comprensione ed
altri più criptici; gli esperti capirono ben presto che questo avrebbe potuto
far insorgere discordia nella comunità. Due furono quindi gli approcci
adottati, uno esegetico, tra i sunniti, che erano tendenzialmente più
letteralisti, ed uno ermeneutico, sposato dagli sciiti.
Si formarono le
prime scuole esegetiche ma i commentari, il cui valore è universalmente
conosciuto, arrivarono solo nel IX secolo. I commentatori e gli specialisti si
concentrarono sulle parti oscure del testo, i giuristi cercavano di stabilire
quale prescrizione avesse prevalenza in caso di contrasti, i teologi erano
interessati a studiare gli appellativi di Dio, qualsiasi fosse il motivo di
studio in tutti coloro che si accostavano al Testo c'era la consapevolezza che
il Corano non sarebbe masi stato spiegato appieno.
La scuole si
confrontarono intorno ad una questione di non secondaria importanza: il Corano
era la Parola “creata” o “increata”? La seconda posizione vinse per l'appoggio
che aveva nella larga popolazione.
Pietro di Cluny
(1092-1156) commissionò per primo una traduzione del Corano in latino,
l'interesse all'islam cresceva da parte del papato e dei sovrani europei. Le
prime polemiche sorsero intorno alla cristologia nel Corano, furono francescani
e domenicani ad approfondire la conoscenza dell'arabo grazie ad un contatto
diretto coi musulmani. Al tempo della Riforma l'islam era accomunato al
luteranesimo dai cattolici e al cattolicesimo dai luterani.
Tra metà Ottocento e
inizio Novecento il confronto con la modernità occidentale rese evidente la
necessità di un rinnovamento. Nei nuovi commentari coranici, con fini
apologetici e pedagogici, si fece largo la ricerca di una maggiore libertà
rispetto ai canoni tradizionali. Ci furono anche tentativi di introdurre
criteri storico-critici nell'esegesi ma “sembrò a molti un'inaccettabile
relativizzazione del Testo rivelato e un attentato alla trascendenza e alla
libertà di Dio”.
Importante, per i risvolti politici, fu la lettura
socio-rivoluzionaria dell'egiziano Sayyd Qutb, leader dei Fratelli Musulmani e
del pakistano al-Mawdudi.
“E' fin troppo
chiaro che qualsiasi vero rinnovamento del pensiero e della prassi nel mondo
musulmano dovrà passare necessariamente da un ripensamento del rapporto tra i
credenti e la Parola di Dio, per quanto difficile e delicato possa essere
rimettere in questione insegnamenti, tendenze e metodi tradizionalmente
consolidati e quasi sacralizzati in questo campo”.
L'affermarsi del dogma del Corano “increato” e la sua
trasmissione, pricipalmente basata sulla recitazione a memoria nelle scuole
coraniche, spiega il perché il Corano fu stampato prima in Europa che nel mondo
arabo. Qui si arrivò alla traduzione in altre lingue solo XIX secolo grazie
alla spinta del nazionalismo arabo e alla scolarizzazione di massa che
progressivamente avvicinò il singolo al Testo sacro.
Il Corano è presente
nella vita quotidiana di ogni musulmano, per questo le sfumature interpretative
continuano ad avere una rilevanza culturale di non poco conto e ad essere al
centro del dibattito.
“Non bisogna però
dimenticare che un Testo sacro è anche e soprattutto Parola vivente attorno
alla quale si impernia la vita dei singoli credenti e delle comunità a cui essi
appartengono.(...) Assolutizzare anche uno solo di questi due aspetti
comporterebbe enormi rischi: ritenere infatti il proprio Libro santo una sorta
di codice ormai definitivamente chiuso ne farebbe una specie di reperto
archeologico arido e mummuficato, così come una sua interpretazione troppo
disinvolta e affannosamente impegnata ad aggiornarsi in base alle cangiati
ideologie alla moda lo svilirebbe mettendolo alla pari del vano chiacchiericcio
di una pseudocultura da salotto”.
Il libro è chiaro e
alla portata di tutti. Per leggere le sure citate sarebbe utile avere un
Corano, una bella edizione in italiano è quella a cura di Alessandro Bausani.
Gli spunti di riflessione che corrispondono ad altrettante
questioni aperte sono almeno tre:
la
differenza tra le sure meccane e quelle medinesi, la dottrina del Corano
“increato” che ha minato i plurimi tentativi di interpretare il Testo in base a
studi storico-critici e il montare di letture fondamentaliste caratterizzate
dal letteralismo più semplicistico ma efficace da veicolare.
Elena Ammirabile DIRS GBU
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