Una politica intrisa di emozioni
Il
pensiero politico liberale americano è stato sicuramente uno dei più fecondi
negli ultimi trent’anni per quanto riguarda proposte concernenti il pensiero
politico, la discussione di alcuni dei temi caldi e, bisogna ammetterlo, anche
gli europei guardano sempre più ai pensatori di oltre Atlantico come a
possibili modelli che possano essere fonte di ispirazione. Tutto è sicuramente
iniziato con l’opera di Rawls che con Una
teoria della giustizia, ha riproposto, in chiave contemporanea, il contrattualismo
come base per le società e come possibile conciliatore delle questioni sociali
(la disuguaglianza tra gli uomini), riproponendolo come modello politico da
adottare. Un rimprovero che spesso si è fatto alla proposta rawlsiana (anche da
parte di pensatori evangelici come Nicholas Wolterstorff) è di essere troppo
“freddo”, troppo razionale, sin troppo analitico e di non considerare problemi
come quello della giustizia primaria (è ciò che gli viene rimproverato da
Wolterstorff) o di non tenere conto di
come l’uomo politico non agisce soltanto attraverso la propria ragione, ma
mette in gioco anche le sue emozioni. Tra i “critici” di Rawls su questo
versante l’esponente più importante è senza dubbio Martha Nussbaum che ha
dedicato la sua ultima opera (una delle più ampio respiro e più complesse),
proprio al problema delle emozioni nella sfera pubblica e politica,
intitolandola Politcal Emotions. Why Love
Matters for Justice (in it. Emozioni
politiche. Perché l’amore conta per la giustizia), pubblicato lo scorso
anno in Italia dal Mulino.
La
Nussbaum pone subito il problema ad inizio del testo. Il modello liberal di azione nella sfera pubblica è
stato visto come troppo razionale e non ha tenuto conto di come le emozioni
possano influire sul nostro agire non solo nel privato, ma anche nel pubblico.
Per questo motivo la ricerca della filosofa americana è dedicata a cercare le
fondamenta di come possano essere usate, anche positivamente, le emozioni nella
sfera pubblica. Il testo è, pertanto, diviso in tre parti. Nella prima parte si
cerca di tracciare una storia del pensiero che sia utile per fondare una teoria
delle emozioni in politica, una seconda parte discute quali possono essere le
risorse, gli obiettivi e i problemi che pongono le emozioni nella sfera dell’attività
umana ed una terza parte è dedicata all’analisi delle emozioni pubbliche.
La prima
parte pone le basi della discussione partendo dalla storia del pensiero, inteso
nel senso più largo possibile. Il punto di partenza della studiosa americana è
il XVIII secolo, quello dei Lumi, dove la razionalità sembra regnare sovrana
nelle proposte concernenti l’agire politico. Gli esempi presi sono tratti da
Mozart, Rousseau e Herder. Al contrario del paradigma di Locke e Montesquieu
(già criticato in altre opere dall’A.) questi pensatori (e musicisti) tengono
conto delle emozioni e dei sentimenti e permettono la costruzione di un agire
politico che vada al di là del semplice calcolo razionale (introdotto nella
politica per la prima volta, in verità, da Hobbes). Proprio partendo da questi
autori è stata possibile la riflessione che ha portato, ad esempio, a vedere
come ogni costruzione politica (comunità o stato che sia) ha bisogno della
fondazione di una religione dell’umanità, non intesa come spazio del sacro e
dell’incontro con Dio, quanto come infondente un sentimento comune a tutti
coloro che appartengono ad una comunità politica (la religione intesa come una
unione tra persone della stessa società, nel senso latino del termine). La
religione dell’umanità la Nussabaum la vede ben evidenziata in autori come
Comte e J.S. Mill, preferendo quest’ultimo al primo un po’ troppo dogmatico
nelle sue convinzioni sulla scienza e in R. Tagore (il coniatore del termine).
L’esempio preso in esame è il poema che diverrà l’inno nazionale dell’India che
infonde sentimenti di solidarietà e di attrazione verso la nazione.
Terminata
questa prima parte la filosofa americana, passa ad un’analisi di quelli che
devono essere gli obiettivi e di quelle che sono le risorse e i problemi che si
hanno davanti quando si vive in una società e quando ogni individuo è anche
preso dalle proprie emozioni. La società cui bisogna aspirare deve avere come
propri valori l’uguaglianza (politica e civile), l’inclusione (nessuno deve
essere escluso dal poter usufruire pienamente dei propri diritti civili) e la
distribuzione (che non deve portare a grandi differenze e deve avere come suo
obiettivo quello di poter far sviluppare ad ognuno le proprie capacità). Tutto
questo non può essere ottenuto semplicemente con la razionalità, ma concetti
del genere possono scaturire solo dalla compassione, da quel sentimento di
simpatia (o empatia, la filosofa americana non fa una chiara distinzione tra le
due come i fenomenologi e gli psicologi continentali) che può renderci una vera
comunità umana in cui si possono avere momenti di solidarietà. Ovviamente tutto
questo deve essere coltivato e bisogna anche combattere quelli che possono
essere i sentimenti negativi come l’impotenza, il narcisismo e la paura di
essere contaminato dagli altri.
Sulla base
di questi sentimenti individuali, nella terza parte si “costruiscono le
emozioni pubbliche, quelle che dovrebbero caratterizzare una società ottimale.
Si parte del patriottismo. Per la Nussbaum, il patriottismo deve esistere e
deve avere anche un potenziale critico che possa non farlo sfociare in mero
nazionalismo e razzismo. Il patriottismo va insegnato e la società va educata
ad esso. Esempi di educazione patriottica sono i grandi discorsi dei politici
che hanno cercato di colpire soprattutto i sentimenti della popolazione di cui
erano responsabili. Gli esempi presi in esame in questo capitolo (che era già
stato pubblicato in una rivista specialistica) sono quelli di Lincoln, F. D.
Roosevelt, Nehru che, con i loro discorsi hanno saputo colpire le emozioni
delle popolazioni. Per comprendere come le emozioni possano coinvolgere la
società, l’A. ritorna anche a parlare della civiltà greca, del teatro ad Atene,
che serviva anche per poter formare una mentalità sociale agli abitanti della
città e mostra alla fine come l’Amore conti per la giustizia che altrimenti non
potrebbe essere percepita come tale dagli uomini.
Il libro è
ampio, ben scritto, con un discorso in sè coerente e realistico in diversi dei
suoi aspetti. Gli esempi presi in esame sono sempre validi e servono non solo a
creare una società nazionale, ma anche una globale. La capacità della Nussbaum
è anche quella di non guardare solo alla cultura occidentale, ma di avere uno
sguardo anche verso culture “altre” come quella indiana, anch’essa oggi una
democrazia. La proposta è interessante ed alcuni degli spunti assolutamente
validi. Rimangono alcuni dubbi che hanno a che fare con l’ottimismo sulle
capacità umane e sulla possibilità (un po’ riprendendo l’intellettualismo etico
dei grandi pensatori greci) di educare le persone a poter sfruttare
positivamente le proprie emozioni. Il progetto è interessante e, forse, merita
di essere letto proprio per le sue suggestioni che cercano di agire su
situazioni concrete, risolvendo problemi concreti grazie ad un quadro teorico,
diverso da quello delle grandi ideologie del XIX-XX secolo, ma che forse ben si
adatta al periodo in cui viviamo.
Valerio Bernardi – DIRS GBU
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