Tim
Chester, Steve Timmis, Chiesa
Totale. Intorno al vangelo e alla comunità.
Se
un titolo come Chiesa
totale può
sembrare ambizioso, il sottotitolo dell'originale inglese lo è
ancor di più: “Una
riforma/ridefinizione (reshaping)
radicale intorno al vangelo e alla comunità". Non si tratta di
un manuale per far crescere le chiese, né di un trattato di
ecclesiologia, ma di una serie di riflessioni inerenti a temi e
problematiche tipici della vita di una chiesa, che propongono di
rimodellare, o riformare paradigmi concettuali e di funzionamento
propri di chiese evangeliche di paesi come l'Inghilterra, in cui
l'evangelismo ha avuto ed ha una diffusione piuttosto ampia.
L'obiettivo di queste riflessioni non è tanto quello di formare
chiese numerose e di successo, quanto piuttosto piccoli gruppi per lo
più domestici, fedeli al mandato lasciato da Gesù, e capaci di
incarnare il vangelo nell'ordinarietà delle routines delle società
postmoderne. Gli autori sono entrambi leader di un movimento, The
Crowded House,
che raccoglie diverse chiese caratterizzate dall'elemento comunitario
più che da quello strutturale, spesso ubicate in case.
Il
testo è articolato in due parti: la prima, molto breve e costituita
solo da due capitoli, pone le basi teoriche della “riforma”
proposta che sono due: il vangelo e la comunità. Il vangelo non
è solo fatto di miracoli, di esperienze mistiche, o di
manifestazioni di potenza: in primo luogo è fatto di parole. È
parola missionaria che va vissuta nella propria quotidianità. Si
rovescia quindi il concetto di missione pensata come viaggio verso un
altrove lontano, per proporre una missione orientata verso il
contesto in cui ogni singola chiesa locale vive (quartiere, vicinato,
ambiente lavorativo). Ugualmente è ridefinito il concetto di
comunità: questa non è una delle tante attività o luoghi che
girano intorno alla vita occupata del singolo, ma la sua stessa
identità, il suo centro vitale grazie a cui realizza delle attività.
Posti
questi due principi teorici i restanti nove capitoli procedono nel
ristrutturare gli altri ambiti in cui, comunemente, una chiesa opera.
L'evangelizzazione non sarà quindi uno sforzo in cerca di
metodologie comunicative efficaci o della messa a punto del miglior
marketing ecclesiastico, ma piuttosto la costruzione di una rete di
relazioni incentrate sull'amore con le numerose persone che ogni
singolo membro di chiesa incontra nel quotidiano: amici, vicini,
colleghi di lavoro, avventori di locali... Ugualmente l'azione
sociale, distinta concettualmente dall'evangelizzazione, ma da questa
inseparabile, non sarà costituita da un'agenda sovraccarica di
attività e programmi di assistenza ai bisognosi, quanto piuttosto
una serie di azioni spontanee, fatte dai singoli membri che apriranno
le loro case ai bisognosi e cercheranno di instaurare con questi
relazioni amichevoli.
La fondazione di chiese diventa un elemento centrale di questo modello ecclesiastico, e sorpassa in importanza lo sforzo proteso nel far crescere di più le chiese esistenti. Ma anche qui la riflessione non si sviluppa su tecniche speciali di provenienza sociologica o psicologica, ma sulla cultura di vite di umili membri di chiesa che si sforzano di incarnare nella propria vita i principi del vangelo. In questo contesto la casa diventa uno strumento concreto di fondazione di chiesa, elemento familiare al contesto neotestamentario, che il movimento di cui gli autori del libro fanno parte richiamano anche nella loro esperienza personale.
La fondazione di chiese diventa un elemento centrale di questo modello ecclesiastico, e sorpassa in importanza lo sforzo proteso nel far crescere di più le chiese esistenti. Ma anche qui la riflessione non si sviluppa su tecniche speciali di provenienza sociologica o psicologica, ma sulla cultura di vite di umili membri di chiesa che si sforzano di incarnare nella propria vita i principi del vangelo. In questo contesto la casa diventa uno strumento concreto di fondazione di chiesa, elemento familiare al contesto neotestamentario, che il movimento di cui gli autori del libro fanno parte richiamano anche nella loro esperienza personale.
Il
contrasto tra professionalità e ordinarietà si ritrova anche nei
capitoli che il libro dedica alla missione estera, alla formazione,
alla cura pastorale: in tutti questi ambiti, a parere degli autori,
l'eccesso di professionalizzazione ha creato un divario tra il
vissuto concreto della chiesa e gli esperti del settore che finiscono
di tenere in piedi strutture fini a se stesse, allorquando l'attività
continua di tutti i membri negli stessi settori potrebbe produrre –
e di fatto produce - risultati migliori sia nel tempo che nella
qualità.
Prevale
la preoccupazione comunitaria anche nell'affrontare temi come la
spiritualità, la teologia , l'apologetica e la formazione di
giovani e bambini: la vera spiritualità biblica non è silenziosa ed
isolata, ma fatta di parole e di relazioni comunitarie; la teologia
su cui lavorare, non è quella speculativa ed astratta, ma è
fortemente ancorata alla missione e alle problematiche che l'attività
missionaria in corso d'opera solleva; ed i dottori della chiesa non
saranno cervelloni onniscienti che dispensano il loro sapere, ma
guide aperte che vengono formate mentre formano; l'apologetica più
che cercare argomenti sopraffini che non riusciranno mai a convincere
nessuno, prenderà atto che il problema dell'incredulità non sta
nella scarsa razionalità del vangelo, ma nelle prese di posizione
del cuore di chi lo rifiuta, e pertanto avrà cura di porsi come
testimonianza amorevole che, amorevolmente, rende conto di ciò in
cui crede. In altre parole la miglior apologetica non sarà
razionale, ma consisterà nello stile di vita dei credenti diventando
relazionale. Infine, lo sforzo proteso ad educare bambini e giovani,
più che quello di cercare contesti, occasioni e attività
accattivanti e finalizzate a catturare i gusti e le aspettative dei
bambini e dei giovani, sarà piuttosto mirato ad integrare nella
comunità questi ultimi, avendo cura di proporre loro gli stessi
contenuti formativi che seguono gli adulti e di perseguire gli stessi
scopi della chiesa, eventualmente secondo modalità consone alla loro
forma
mentis.
A
corollario di quanto detto, l'ultimo capitolo sul successo non potrà
che far rilevare la preferenza degli autori per comunità molteplici,
cioè piccole ma diffuse, piuttosto che numerose ed accentrate,
guidate da leaders capaci di potenziare gli altri membri di chiesa
piuttosto che di prestare performances
impeccabili, per vivere una vita cristiana che inneggia non ad una
teologia della gloria, ma a quella della croce. Il concetto ripreso
da Lutero propone proprio la rivelazione di Dio non in ciò che
attrae, ma nel nascosto, nel piccolo e nell'ordinario.
La
mia valutazione su questo libro è nell'insieme molto positiva: il
richiamo alla parola del vangelo e alla sua verità corregge quei
modelli ecclesiastici preoccupati solo dell'elemento comunitario
(vedi emerging
church),
mentre l'accento posto sulla comunità richiama l'attenzione di molte
chiese tradizionali rispetto a questa dimensione costitutiva della
chiesa. Pienamente condivisibili anche i diversi “rovesciamenti”
illustrati sopra, nella misura in cui rimettono al centro le
relazioni e l'amore in qualsiasi riflessione sulla chiesa. In alcuni
punti tuttavia questa preoccupazione è forse eccessiva. Ci si può
chiedere se una certa strutturazione ed organizzazione non possa e
non debba dialogare con una continua attenzione all'elemento
relazionale e comunitario senza per forza sclerotizzarsi; o ancora,
se alcune caratteristiche di chiese molto numerose che sono state
utili alla causa del vangelo non possano essere in qualche modo
salvate o rivalutate: investimenti per il sostengo di missionari,
costruzioni di ospedali, scuole o orfanotrofi in paesi bisognosi
difficilmente possono essere portate avanti da piccole comunità
domestiche, mentre risultano agevoli a chiese grosse.
Immagino
che la ricezione di questo testo abbia un impatto piuttosto diverso a
seconda dei paesi in cui viene letto. Per il mondo anglosassone si
configura come un effettivo richiamo ad una riforma, essendo presenti
molte chiese evangeliche che nel tempo hanno inevitabilmente
conosciuto forme di irrigidimento, di tradizionalismo o di perdita
del dinamismo degli inizi. Per il pubblico italiano, invece, penso
che la ricezione sia diversa: non che il mondo evangelico italiano
sia immune dalle pecche appena elencate, ma esistendo da meno tempo
non ha forse ancora conosciuto tutti gli errori stigmatizzati nel
libro. Molte chiese italiane hanno in effetti una dimensione e delle
dinamiche simili a quelle del modello descritto in Chiesa
Totale.
Questo serve da incoraggiamento a rivalutare diversi elementi
(mancanza di strutture, scarsità di persone, di dimensione, poca
visibilità, ecc.) che spesso le chiese italiane cercano di
allontanare, ma serve anche da monito per evitare di perseguire
obiettivi potenzialmente perdenti. Proprio per questo, oltre che per
una lettura individuale, il testo è particolarmente adatto ad una
lettura comunitaria.
Un'ultima
annotazione su una piacevole caratteristica di impostazione: quasi in
ogni capitolo gli autori hanno inserito delle schede in color grigio
che raccontano testimonianze dirette di persone e vite che seguendo
uno dei principi espressi hanno riscontrato un miglioramento della
propria vita di fede. Questo contribuisce a mettere in evidenza le
possibili applicazioni di questo illustrato.
In
conclusione, Chiesa
totale, è
un libro succinto, ma di grosso spessore, che affronta in modo
efficace questioni grosse ed ha il pregio di fornire delle linee
guida valide per la conduzione di una chiesa, sia da parte di un
pastore, ma anche e soprattutto, da parte della comunità che nel
compito della conduzione è implicata.
Stefano Molino - Dirs GBU
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