lunedì 24 novembre 2014


Un contributo evangelico al mondo della scuola italiana

P. Pisani Paganelli, Matilde Calandrini. Ieri e domani.  Pisa 2009, Felici Editore.
La figura di Matilde Calandrini non è forse conosciutissima nel mondo delle chiese evangeliche italiane, benché chi abbia qualche conoscenza, anche superficiale, della storia della Chiesa dei Fratelli, legherà il suo nome a quello del ben più noto Piero Guicciardini.  Questa ragazza, ginevrina di origini lucchesi, immigrati per motivi confessionali nella svizzera calvinista, e fervente credente, ebbe infatti un’importanza decisiva per la conversione del conte fiorentino che nella Firenze dell’800 dette vita ai primi gruppi di quella che fu poi la Chiesa dei Fratelli. L’importanza della Calandrini per l’Italia tuttavia, non è limitata alla sua amicizia con il Guicciardini; la giovane svizzera ha avuto infatti il merito di fondare a Pisa la prima scuola laica della Toscana (e la seconda in Italia), sperimentandovi un audace progetto formativo in linea con la pedagogia europea d’avanguardia. Si tratta di un contributo evangelico al mondo della scuola italiana, che ha visto negli ultimi dieci anni due riforme, più la terza che il governo Renzi si accinge a varare, che del problema della laicità non tengono minimamente conto.
Il testo in questione è un breve saggio romanzato (79 pagine) che illustra la vicenda umana, professionale e in parte anche spirituale di questa giovane donna svizzera, venuta in Italia a Pisa nel 1830, ed entrata in contatto con quei circoli di intellettuali fiorentini esponenti del cattolicesimo liberale o del protestantesimo di matrice straniera, ed attenti alle problematiche dell’educazione, soprattutto dei poveri. Frequenta il Vieusseux, il Lambruschini, il Mayer e incontra il pedagogisti Don Ferrante Aporti, divulgatore in Italia del metodo Pestalozzi. Stringe amicizia con  Luigi Frassi, che molto la aiuterà in seguito nella realizzazione dei suoi progetti. Con l’aiuto di alcuni di questi riesce a fondare un asilo per bambine, e nel 1833 una vera e propria scuola laica che ha come riferimenti il pedagogista Pestalozzi, e che viene sostenuta dalla Calandrini stessa e da altri benefattori affascinati dal progetto dell’alfabetizzazione delle masse. Una scuola quindi privata, ma che forniva un bel servizio pubblico gratuito, tollerata dall’autorità ecclesiastica che non poteva disconoscere l’utilità del servizio prestato, ma che si riservava comunque di garantire il catechismo.
Il saggio illustra anche la dimensione religiosa dell’impegno della Calandrini, che si concretizza in un forte attivismo rispetto alla fede evangelica: “La dama presiedeva serali culti domestici. Che si basavano sulla libera lettura della Bibbia e sulla recita di preghiere come dettava il cuore.” (p. 61) Racconta quindi come in questo contesto si convertirono alcuni importanti intellettuali toscani come Tito Chiesi, Giuseppe Montanelli e Piero Giucciardini. Ma proprio questo attivismo, unito all’amicizia con il Vieusseux sospettato di cospirazione contro il Granduca Leopoldo II,  e l’influenza della donna sui circoli intellettuali in direzione protestante, attirano sulla Calandrini una serie di sospetti che si traducono poi in un espulsione dal Granducato, con conseguente ritorno in Svizzera. Il saggio si conclude con una valutazione del lascito della Calandrini, che dalla Svizzera continua a restare in contatto con i suoi amici, per morire nel 1866.
Nel tentativo di dare una valutazione da parte di un lettore evangelico, questo libro ha soprattutto due meriti. Il primo è che, benché in forma succinta e romanzata, fornisce una prima monografia su Matilde Calandrini, di cui finora esistono solo parti di opere più ampie sul protestantesimo in Italia (cfr. Spini, Risorgimento e Protestanti), o di saggi di pedagogia (E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, advocem). Si tratta, tra l’altro, di un contributo che non viene da un’autrice evangelica, ma che appare alquanto affascinata dalla portata del fervore della Calandrini. Il secondo sta nel rilevare ulteriormente l’importanza del ruolo degli evangelici nel Risorgimento italiano, su una problematica importante come quella dell’istruzione della masse. A questo si aggiunge che la Calandrini è , appunto, una donna, elemento che non può non gettare luce sull’importanza delle donne nel clima del Risveglio sia in Italia che oltralpe. 

Stefano Molino (DiRS-GBU) 

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