Un contributo evangelico al mondo della scuola italiana
P. Pisani Paganelli, Matilde Calandrini. Ieri e domani.
Pisa 2009, Felici Editore.
La figura di Matilde Calandrini
non è forse conosciutissima nel mondo delle chiese evangeliche italiane, benché
chi abbia qualche conoscenza, anche superficiale, della storia della Chiesa dei
Fratelli, legherà il suo nome a quello del ben più noto Piero Guicciardini. Questa ragazza, ginevrina di origini
lucchesi, immigrati per motivi confessionali nella svizzera calvinista, e
fervente credente, ebbe infatti un’importanza decisiva per la conversione del
conte fiorentino che nella Firenze dell’800 dette vita ai primi gruppi di
quella che fu poi la Chiesa dei Fratelli. L’importanza della Calandrini per
l’Italia tuttavia, non è limitata alla sua amicizia con il Guicciardini; la
giovane svizzera ha avuto infatti il merito di fondare a Pisa la prima scuola
laica della Toscana (e la seconda in Italia), sperimentandovi un audace
progetto formativo in linea con la pedagogia europea d’avanguardia. Si tratta
di un contributo evangelico al mondo della scuola italiana, che ha visto negli
ultimi dieci anni due riforme, più la terza che il governo Renzi si accinge a
varare, che del problema della laicità non tengono minimamente conto.
Il testo in questione è un breve
saggio romanzato (79 pagine) che illustra la vicenda umana, professionale e in
parte anche spirituale di questa giovane donna svizzera, venuta in Italia a
Pisa nel 1830, ed entrata in contatto con quei circoli di intellettuali
fiorentini esponenti del cattolicesimo liberale o del protestantesimo di
matrice straniera, ed attenti alle problematiche dell’educazione, soprattutto
dei poveri. Frequenta il Vieusseux, il Lambruschini, il Mayer e incontra il pedagogisti
Don Ferrante Aporti, divulgatore in Italia del metodo Pestalozzi. Stringe
amicizia con Luigi Frassi, che molto la
aiuterà in seguito nella realizzazione dei suoi progetti. Con l’aiuto di alcuni
di questi riesce a fondare un asilo per bambine, e nel 1833 una vera e propria
scuola laica che ha come riferimenti il pedagogista Pestalozzi, e che viene
sostenuta dalla Calandrini stessa e da altri benefattori affascinati dal
progetto dell’alfabetizzazione delle masse. Una scuola quindi privata, ma che forniva
un bel servizio pubblico gratuito, tollerata dall’autorità ecclesiastica che non
poteva disconoscere l’utilità del servizio prestato, ma che si riservava
comunque di garantire il catechismo.
Il saggio illustra anche la
dimensione religiosa dell’impegno della Calandrini, che si concretizza in un
forte attivismo rispetto alla fede evangelica: “La dama presiedeva serali culti
domestici. Che si basavano sulla libera lettura della Bibbia e sulla recita di
preghiere come dettava il cuore.” (p. 61) Racconta quindi come in questo
contesto si convertirono alcuni importanti intellettuali toscani come Tito
Chiesi, Giuseppe Montanelli e Piero Giucciardini. Ma proprio questo attivismo,
unito all’amicizia con il Vieusseux sospettato di cospirazione contro il Granduca
Leopoldo II, e l’influenza della donna
sui circoli intellettuali in direzione protestante, attirano sulla Calandrini
una serie di sospetti che si traducono poi in un espulsione dal Granducato, con
conseguente ritorno in Svizzera. Il saggio si conclude con una valutazione del
lascito della Calandrini, che dalla Svizzera continua a restare in contatto con
i suoi amici, per morire nel 1866.
Nel tentativo di dare una valutazione da parte di un
lettore evangelico, questo libro ha soprattutto due meriti. Il primo è che,
benché in forma succinta e romanzata, fornisce una prima monografia su Matilde
Calandrini, di cui finora esistono solo parti di opere più ampie sul
protestantesimo in Italia (cfr. Spini, Risorgimento e Protestanti), o di saggi
di pedagogia (E. Codignola, Pedagogisti ed educatori, Milano 1939, advocem). Si tratta, tra l’altro, di un contributo
che non viene da un’autrice evangelica, ma che appare alquanto affascinata
dalla portata del fervore della Calandrini. Il secondo sta nel rilevare
ulteriormente l’importanza del ruolo degli evangelici nel Risorgimento
italiano, su una problematica importante come quella dell’istruzione della
masse. A questo si aggiunge che la Calandrini è , appunto, una donna, elemento che
non può non gettare luce sull’importanza delle donne nel clima del Risveglio
sia in Italia che oltralpe. Stefano Molino (DiRS-GBU)
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