T. Nagel Mind and Cosmos. Why the
Neo-Darwinian Conception of Nature Is Almost Certainly False, Oxford
University Press, 2014.
Sul
dibattito e sulla questione del rapporto tra scienza e fede e sulle conclusioni
che alcuni naturalisti neo-darwiniani traggono dalla teoria dell’evoluzione si
è parlato già molto in questa rubrica, sempre scrivendo o su quanto affermavano
gli atei (abbiamo parlato di Dawkins, Odifreddi, di quanto scritto in Italia dai
collaboratori dalla rivista Micromega),
sia dal punto di vista dei credenti (McGrath e altri). Non abbiamo mai
accennato, invece, che il riduzionismo naturalistico, pacificamente accettato
da Dawkins e i suoi discepoli (Odifreddi e Pievani in Italia) non sempre
ottiene lo stesso successo nel campo filosofico da parte di coloro che non sono
credenti. Lasciando da parte le considerazioni di Stephen J. Gould in merito
all’applicazione filosofica del neo-darwinismo fatta da Dawkins o di quanto
affermato da studiosi e scienziati come Piatelli Palmarini e Fodor ne Gli errori di Darwin, vogliamo
soffermarci invece, su un saggio più propriamente filoosofico scritto un paio
di anni fa dal filosofo analitico Thomas Nagel e che si intitola Mind and Cosmos. Why the Neo-Darwinian
Conception of Nature Is Almost Certainly False (Mente e Cosmo: perché la
concezione neodarwiniana della natura è quasi sicuramente falsa), pubblicato
dalla Oxford University Press.
Nagel,
filosofo che normalmentre si occupa di filosofia morale e politica, ha voluto
entrare con questo testo nel campo della metafisica (dove in realtà si era già
cimentato parlando del nesso corpo-mente), valutando il “sistema filosofico”
(tale deve essere considerato dei neo-darwiniani - la distinzione che Nagel fa
tra loro e lo stesso Darwin è la stessa che viene effettuata, per esempio da
Alistair McGrath in Dio e l’evoluzione)
sulla base di alcune questioni che si ritengono fondamentali e che, a parere
del pensatore americano, mettono in crisi tale visione del mondo. Dopo aver
introdotto il testo affermando che il darwinismo non può essere considerato una
filosofia, ma una teoria scientifica, e ribadito che, rispetto alla questione
del divino lui si schiera dalla parte degli agnostici e che il metodo
naturalista proposto dai neo-darwiniani non coglie tutta la realtà ed ha alcune
fallacie di tipo logico, in quattro capitoli scritti con il tipico rigore dei
filosofi analitici (le note sono veramente poche nel testo perché il tentativo
è di dire tutto in una maniera chiara e inattaccabile) affronta quattro diversi
argomenti: la questione del rapporto tra riduzionismo e ordine naturale, il
problema dell’esistenza di una coscienza che trascenda il dato meramente
materiale, la conoscenza ed il valore delle azioni morali.
Il testo
parte giustamente dal caposaldo dei neo-darwiniani: l’idea che tutto quanto
accade possa essere spiegato (se non adesso, in un futuro piuttosto indefinito)
dall’ordine naturale e da come si è sviluppata la natura durante il processo
evolutivo. Nagel, pur affermando di credere che ci sia stato un progresso
evolutivo, ritiene che tutto questo non possa spiegare pienamente cosa accade
nella natura ed afferma che risulta piuttosto difficile ed arduo e che
talvolta, per ipotizzare una spiegazione ci si affida troppo al caso ed alla
questione dell’adattamento. Il filosofo cerca anche di mostrare come le leggi
della fisica (anche nel campo quantistico) seguano un ordine diverso da quello
implicito nell’ordine neo-evoluzionistico e che, proprio per questo motivo, non
possiamo parlare di un preciso, attendibile e vero ordine della natura seguendo
il dettato neo-evoluzionista.
Le
obiezioni dello studioso americano diventano ancora più pressanti nei capitoli
successivi. Quando inizia a parlare della coscienza, si oppone in maniera
chiara all’idea che mente e cervello possano essere perfettamente coincidenti,
ritenendo che i processi decisionali presenti nella nostra coscienza (ritorna
all’uso tradizionale di questo termine quasi riprendendo il ruolo che la
coscienza aveva in Hegel, ma tenendo ben presente quanto affermavano Popper ed
Eccles negli anni 1970) non possano essere spiegati con semplici impulsi
elettrici provenienti dai nostri impianti neuronali, ma che ci sia una sorta di
trascendenza dell’essere umano e del suo sviluppo.
Anche la
volontà di conoscere, di ampliare i propri orizzonti culturali non può essere
vista come un semplice fatto adattativo spinto da circostanze naturali e puramente
casuali. La conoscenza è un procedimento complesso che ha a che fare con
diversi fattori che non possono essere spiegati solo dalle scelte più
vantaggiose e che portano ad azioni che a lungo andare possono essere viste
come interessate, ma talvolta vi sono maniere di conoscere apparentemente
disinteressate.
Proprio
per questo motivo, Nagel ritiene che anche l’azione morale travalichi le
costatazioni del neo-darwinismo. In una logica riduzionista a cosa servirebbero
le azioni disinteressante, quelle che vengono fatte a prescindere dai meri
calcoli utilitaristici. Il filosofo non arriva a negare la possibilità di una
morale basata su assunti neo-darwiniani, ma pensa che una tale morale non
porterebbe gli uomini a comportarsi in maniera tale da agire in maniera
efficace nel mondo.
Questi gli
argomenti portati avanti da Nagel. Cosa dire del testo? Il libro (non tradotto
in Italia, dove sembra che avere un parere diverso dai neo-darwiniani nel campo
laico sia diventato “fuori moda”) porta avanti argomenti che, a nostro parere,
sono efficaci da un punto di vista filosofico e mostrano che il neo-darwinismo,
oltre che da un punto di vista teologico può essere attaccato anche da un punto
di vista fiosofico, mostrandone le sue debolezze. L’approccio di Nagel è
inoltre interessante perché non si tratta di un filosofo “scettico” sulle
possibilità che vengono date dalla conoscenza scientifica, ma che crede fortemente
che la scienza possa dare un orizzonte di senso. Per questi motivi quindi
riteniamo quello di Nagel uno dei migliori saggi scritti sull’argomento
affiancabile a quanto Alvin Plantinga (da un punto vista teistico) ha affermato
in Where the Conflict Really Lies,
(Valerio Bernardi - DIRS GBU)
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