sabato 24 gennaio 2015

Un appello per la riforma spiriturale - Carson


D. A. Carson, Un appello per una riforma spirituale, Passaggio, Mantova, 2005.


Il bel testo di D. A. Carson “Un appello per una riforma spirituale” ha già 23 anni (l’edizione inglese originale è infatti del 1992), ma rimane di grande attualità e merita di essere preso in considerazione, visto che affronta una tematica che difficilmente tramonta, quella della preghiera. L’autore parte dalla costatazione che proprio la preghiera è una priorità per la chiesa di oggi, ma si rende conto di quanto spesso sia grandi predicatori che semplici credenti trovino difficile vivere una vita di preghiera costante, rigorosa e motivata. Sceglie quindi un corpus di preghiere del nuovo testamento, quelle dell’apostolo Paolo, per studiarne la struttura, i contenuti, e le motivazioni per fornire un modello a cui le preghiere della chiesa di oggi possano ispirarsi. Con “preghiere” dell’apostolo Paolo Carson intende i diversi passi in cui Paolo scrive frasi come: “preghiamo continuamente per voi” (II Tess 1, 11), o “Noi ringraziamo Dio padre per voi, pregando sempre per voi…” (Col 1, 3), quindi non solo vere e proprie preghiere ma anche discorsi più ampi in cui l’apostolo dichiara ciò per cui ha pregato o intende pregare.

Non si tratta di un’analisi tipologica di tutte le diverse preghiere di Paolo, ma di una specie di esegesi, o comunque di commento, a diversi passi in cui Paolo spiega per cosa prega. Così da un passo come I Tess 1, 3-12, Carson evince una struttura che pone il ringraziamento come momento fondamentale e strutturante di molte preghiere di Paolo. Preoccupato della caratteristica di molte nostre preghiere (individuali o di chiesa) fatte sostanzialmente di richieste, Carson mette a confronto le richieste più comuni che si avanzano in preghiera con alcune richieste di Paolo, che mirano al perfezionamento dei credenti, al vederli capaci di realizzare i propositi ispirati dalla fede (quindi non solo al miglioramento delle condizioni materiali, o di salute ad esempio), in una prospettiva che ha come fine la glorificazione di Gesù. Importanti anche il quarto ed il quinto capitolo che sottolineano l’altruismo dell’apostolo nel porre quasi sempre gli altri come oggetto delle sue preghiere, attraverso una disamina di preghiere nelle diverse lettere e la passione con cui prega per i credenti sia a lui noti, in quanto frutto della sua evangelizzazione, sia ignoti ma nondimeno impegnati nella causa del vangelo. Il capitolo 6 è invece centrato sui contenuti che hanno le preghiere di Paolo, premettendo il carattere disinteressato, incessante e capace di unire ringraziamento e richiesta in ogni preghiera. Trova in Colossesi esempi di preghiere che hanno come contenuto la richiesta della conoscenza della volontà divina, o l’auspicio di poter compiacere a Dio, attraverso opere buone, crescita nella conoscenza, o nella perseveranza e nella riconoscenza. Il capitolo 7, dal realistico titolo “Scuse per non pregare”, passa in rassegna una serie di scuse comuni che vanno dalla mancanza di tempo al sentirsi indegni o spiritualmente depressi per pregare, e mostra come esse siano in genere frutto di una visione della vita cristiana che mette troppo spesso al centro il proprio io, anziché il creatore delle nostre soggettività. Il capitolo che segue, considera proprio il problema di chi si trovasse in difficoltà, e propone una riflessione su quelle che nell’epistola ai Filippesi vengono definite “le cose migliori”, che sono appunto quelle per cui è fondamentale pregare consistenti in una crescita per una conoscenza divina che porta all’amore, che permetta di strutturare la totalità della vita in base ad una serie di valori che determinano le nostre scelte e che nella preghiera maturano.

Se la maggior parte del libro ha un taglio decisamente pratico ed operativo, mirante a fornire una serie di spunti per pregare, i capitoli 9 e 10 affrontano il problema teologico non indifferente del rapporto tra responsabilità umana e sovranità di Dio, rapporto che nell’ambito di qualsiasi preghiera di richiesta emerge. La tesi di Carson è che la Bibbia affermi sia la piena responsabilità umana che la totale sovranità divina, concetti contradditori per buona parte del pensiero occidentale, ma che una riflessione teologica biblicamente ispirata deve riuscire ad inserire in una cornice non dualistica e coerente. Segue un capitolo sul carattere potente di ogni preghiera di Paolo, laddove con potente si intende capace di cambiare le vite, di incidere proprio quanto ai contenuti, alle richieste e alle finalità evidenziate nei vari capitoli.

A conclusione del libro un capitolo dedicato interamente alla preghiera per il ministero, nel quale si osservano le richieste di preghiera che Paolo avanza relativamente al suo stesso ministero, dal carattere perseverante, incessante ed alcune delle quali non vengono per altro esaudite.

Il libro si rivela un eccezionale strumento di motivazione alla preghiera e fornisce numerosi e ben fondati stimoli a chi vive una vita di preghiera ripetitiva, sterile o discontinua. Senza mai mostrare toni di giudizio o di accusa il testo propone molteplici incoraggiamenti ed osservazioni realistiche anche di carattere biografico tanto sulle difficoltà che si incontrano nel pregare, quanto sui successi di una vita che grazie alla preghiera migliora. E’ particolarmente adatto per la riflessione di gruppo, nel contesto di studi biblici di chiesa, in quanto corredato alla fine di ogni capitolo di una breve serie di domande capaci di stimolare un dibattito o degli approfondimenti.

Si può obiettare che non sempre è palese la distinzione tra ciò che nelle diverse epistole prese in considerazione è considerato come struttura, contenuto, o richiesta (ci si potrebbe chiedere ad esempio perché una richiesta meritoria non sia già di per sé parte del contenuto, o se ciò che viene indicato come contenuto non sia effettivamente una serie di richieste legittime e meritorie), ma si tratta probabilmente da parte dell’autore di uno sforzo di sistematizzazione utile anche a fini mnemonici. L’unico vero difetto che si rileva è la traduzione che presenta diversi refusi, qualche errore di traduzione, e di grammatica, e nella resa in italiano diversi anglicismi che non sempre facilitano la lettura. Ciò detto è un testo di alto valore per il quale ringrazio la casa editrice passaggio per la traduzione al pubblico italiano.





Stefano Molino - DIRS GBU

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