Understanding four
views of Baptism. Thomas J. Nettles, Richard L. Pratt Jr., Robert Kolb, John D.
Castelein, Zondervan Grand Rapids, 2007.
Il testo a più mani, edito da
Zondervan per la collana Conterpoints curata
da John H. Armstrong, si presenta con
una struttura molto interessante e piuttosto insolita per la saggistica
contemporanea: quattro punti di vista diversi su un argomento molto importante
per la fede cristiana, come il battesimo, vengono presentati e confrontati.
Ognuno di quattro autori espone la teologia del battesimo propria di una certa
tradizione cristiana, e gli altri tre danno una risposta critica, mettendo in
evidenza i punti di accordo e di disaccordo. La cornice è quella del dialogo
ecumenico tra chiese protestanti che ricercano un confronto fecondo, senza
tuttavia rinunciare alla proprie convinzioni ed il risultato quello di una
panoramica molto ricca delle posizioni principali sul battesimo nel mondo
protestante e delle loro rispettive possibili debolezze.
Le
quattro posizioni descritte si muovono tra due estremi: quello che vede nel
battesimo un semplice simbolo, rappresentato dalla posizione battista, e quello
luterano che tende a vedere nello stesso un sacramento dotato di forza
salvifica, seppure con motivazioni e caratteristiche diverse da quello
cattolico. Nelle posizioni mediane abbiamo la visione Riformata, e quella delle
Chiese di Cristo.
Th.
J. Nettles espone la posizione battista, per cui il battesimo è l’immersione di
un credente per la sua iniziazione in una comunità di credenti. E’ il segno
della fiducia del credente nell’opera salvifica di Cristo, ma non la completa,
ne è solo il simbolo e deve essere per immersione. Il battesimo di Giovanni
inaugura il nuovo patto, quello di Gesù è testimonianza della conferma di un
impegno personale. Nettles osserva che battesimi neotestamentari sono sempre
rivolti a persone consapevoli e pentite che danno risposte personali e che non
c’è automatismo tra ricevimento dello spirito e battesimo, come non c’è
identificazione tra battesimo e fede. Per spiegare la relazione tra battesimo e
salvezza, che le altre posizioni tendono a vedere come molto stretta, Nettles
distingue tra tre modi che la Bibbia ha di parlare di cose che salvano: quelle
che dipendono dal diretto volere divino, gli incoraggiamenti a salvarsi, ed
infine simboli dei quali fa parte il battesimo. Vista l’analogia che luterani e
riformati vedono tra battesimo e circoncisione Nettles precisa che questi sono
chiaramente distinti in quanto non rimandano l’una all’altro, ma piuttosto
entrambi alla rigenerazione, che nel Nuovo Testamento segue modalità diverse
dall’Antico. Ne risulta che il battesimo dei bambini è escluso e che il battesimo degli adulti, seppure non
salvifico, non è opzionale.
Le
critiche a questa posizione insistono sulla discontinuità tra nuovo ed antico
Testamento, e sul carattere eccessivamente simbolico che non spiega la
necessità del battesimo né le espressioni che ne indicano il potere di salvare
(I Piet 3, 21).
La
posizione Riformata, esposta da L. Pratt Jr., insiste invece sulla dimensione
sacramentale e pattizia del battesimo. Con sacramento la tradizione riformata
intende l’incontro misterioso (Ef 5, 32) tra uomo e Dio che ha luogo attraverso
riti che implicano elementi fisici ed una cerimonia speciale, di cui mai il NT accentua la natura simbolica. Sono
sempre presentati come momenti “innaturali” in cui si dispensa la grazia. C’è
quindi ben più di un simbolo e che c’è unione sacramentale tra segno e cosa significata. Tuttavia questa
posizione è diversa da quella cattolica in quanto c’è anche separazione tra
battesimo e dispensa della grazia che è data solo in unione alla predicazione
della parola e non ex opere operato.
Il battesimo conferma la parola e nutre la fede, ma non c’è unione assoluta, pertanto
battesimo e grazia/salvezza non sono inseparabili, è possibile essere
rigenerati/salvati senza battesimo, e non chiunque è battezzato è certamente
rigenerato.
Oltre
all’aspetto sacramentale c’è quello pattizio a cui la tradizione riformata è
particolarmente cara, in quanto vi vede una forte continuità tra Antico e Nuovo
testamento, costituiti da una stessa sostanza. In quest’ottica battesimo e
circoncisione sono visti come analoghi, ed il battesimo viene dispensato ai
bambini per incorporarli alla chiesa ed inserirli in una promessa.
Questa
posizione viene criticata per la troppa dipendenza da documenti elaborati dalla
tradizione riformata, e per la debolezza degli argomenti che negano la natura
simbolica dei sacramenti. Problematico anche il senso della distinzione tra due
patti e la portata della promessa, che garantisce comunque rigenerazione anche
a chi apparentemente la rifiuta.
La
posizione luterana è quella che conferisce al battesimo il potere maggiore
rispetto alle altre posizioni. Parte dal tentativo di spiegare in senso
letterale il significato dell’espressione petrina “Il battesimo salva anche
voi..” (I Piet 3, 21) e vede in esso una forma di linguaggio simbolico che è
pienamente parola di Dio. Come la parola di Dio crea e forma, così il
battesimo, linguaggio di segni fatti di cose concrete – acqua e rito – uniti a
parole, ha un’efficacia rigeneratrice e creatrice che prescinde anche dalla
volontà di chi riceve e dona vita, proprio come chi fa un bambino che non ha
chiesto di nascere dà vita allo stesso. I bambini vanno quindi battezzati per
entrare nella promessa, e nel battesimo quel peccato originale fatto di
incapacità di affidarsi viene dichiarato cancellato. Il motivo per cui poi i
battezzati si allontanino rimane misterioso e riguarda il mistero del male, ma
questo non invalida le promesse divine.
Questa
posizione viene criticata dai battisti e dalle chiese di Cristo per
l’inesistenza di esempi di battesimi di bambini nei testi, e dal riformato
Pratt per la tendenza all’eccessiva speculazione propria del luteranesimo più
che di Lutero.
La
posizione delle chiese di Cristo per certi versi è vicina a quella battista, e
insiste sulla necessità che a battezzarsi siano degli adulti credenti e
responsabili. A differenza del battesimo tuttavia vede nel battesimo un atto di
obbedienza ad un comandamento di Cristo, che assume un’importanza fondamentale,
al punto di diventare necessario. Viene paragonato alle opere di cui parla
Giacomo, che avrebbero un senso diverso di quelle di cui parla Paolo e diventa
un elemento costitutivo della fede, senza cui non c’è salvezza.
La critica comune delle altre tre
posizioni nei confronti della visione delle Chiese di Cristo sta nel rilevare
che introdurre l’idea di un’opera svolta da uomini, costitutiva del processo di
salvezza, anche se attenuata dalla definizione di “occasione” della salvezza, è
quantomeno problematico e rischia di intaccare il sola fide luterano, a
cui Castelein si aggrappa con decisione nel momento in cui contrasta la pratica
luterana del pedobattesimo.
Sia
l'introduzione del libro che il capitolo conclusivo, ad opera dell'editore,
rilevano la fecondità del confronto delle posizioni. Ciò che è particolarmente
apprezzabile è la fermezza con cui ogni autore espone le proprie convinzioni
senza scivolare in un intento conciliatore che appiattirebbe tutto, unito ad un
sincero rispetto delle posizioni avverse,
delle quali viene sempre fatto un giudizio critico che rileva sia il
positivo che il negativo. Chi scrive si ritrova pienamente nella posizione
battista; tuttavia ha parzialmente rivisto le proprie convinzioni sul battesimo
– che in diversi ambienti evangelici viene equiparato né più né meno che ad una
testimonianza pubblica della propria conversione – ammettendo che la rigorosa distinzione
tra forma e sostanza, o tra materiale e spirituale è spesso il frutto più di un
pensiero postmoderno che radicalizza queste dicotomie, che non di un pensiero
biblico che tendenzialmente non le oppone.
Sempre
per chi scrive è stato inoltre interessante – anche se non certo rassicurante -
osservare la molteplicità di posizioni esistenti nella teologia protestante sul
battesimo. Generalmente in un paese di cultura cattolica si ha la tendenza ad
elaborare una teologia del battesimo (e non solo) in primis scritturale,
ma in secundis – inevitabilmente e
più o meno consapevolmente -
contrassegnata dall'esigenza di chiarificare la propria fisionomia
rispetto alla teologia cattolica. Se ne potrebbe derivare l'impressione di un
fronte protestante unito, per lo meno su un concetto come quello del battesimo.
Il testo in questione mostra l'illusorietà di un simile pensiero e la
complessità del lavoro teologico da un lato ed ecumenico – inteso anche solo
tra chiese protestanti – dall'altro.
Stefano Molino - DIRS GBU
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