lunedì 2 febbraio 2015

Leggere il Corano



Paolo Branca, Il Corano, il Mulino, Bologna, 2001, pp. 131


L'islam è una galassia, innumerevoli sono le correnti e i sottogruppi ma tutti riconoscono l'autorità del Corano e dell'esempio del Profeta. Paolo Branca, uno dei massimi islamisti italiani e docente di arabo presso l'Università Cattolica di Milano, sarà, grazie a quest'agile libretto della collana “Farsi un'idea”,  la nostra guida alla scoperta del Corano .
  Il Corano è il testo sacro dell'islam, religione monoteista che conta circa un milione e mezzo di seguaci di cui solo un quinto sono arabi. Il Corano è presentato come la rivelazione stato rivelato a Maometto, l'ultimo profeta, dall'angelo Gabriele a completamento delle tradizioni abramitiche, ebraismo e cristianesimo, a cui costantemente si richiama. La cultura dell'Arabia era al tempo incentrata sull'oralità: “il termine Qur'an, di probabile origine siriaca, significa appunto “recitazione” e pare si riferisse alla “proclamazione salmodiata” delle scritture presso i primi cristiani”.
  Le sure, ovvero i capitoli, sono divise in versetti non collegati da un tema o da un filo conduttore quanto affiancati “come ogni perla di una collana ha una propria forma compiuta ed è accostata alle altre, ma da esse distinte”, similmente all'antica poesia beduina. Le sure sono divise in base alle fasi della vita del profeta a cui si riferiscono, ovvero: il primo, il secondo ed il terzo periodo meccano e l'ultimo periodo, quello medinese.
  Maometto, secondo la tradizione, era un illetterato e il Corano gli fu rivelato completamente tra il 26 e il 27 del mese di ramadan del 610 d.C. benchè la rivelazione non venne considerata completa fino alla morte del medesimo nel 632. Maometto espresse la rivelazione oralmente e progressivamente fino alla sua morte. La redazione scritta del Corano fu avviata dal primo califfo ma solo il terzo vide la necessità di una versione scritta ufficiale prima dell'estinzione della generazione che aveva conosciuto il profeta. Le versioni discordanti furono messe al bando ma sopravvissero sette letture della vulgata ammesse.
  Se la cultura araba era già logocentrica, l'affermarsi dell'islam accentuò questa tendenza. Il Corano, per sua stessa ammissione, contiene testi di facile comprensione ed altri più criptici; gli esperti capirono ben presto che questo avrebbe potuto far insorgere discordia nella comunità. Due furono quindi gli approcci adottati, uno esegetico, tra i sunniti, che erano tendenzialmente più letteralisti, ed uno ermeneutico, sposato dagli sciiti.
  Si formarono le prime scuole esegetiche ma i commentari, il cui valore è universalmente conosciuto, arrivarono solo nel IX secolo. I commentatori e gli specialisti si concentrarono sulle parti oscure del testo, i giuristi cercavano di stabilire quale prescrizione avesse prevalenza in caso di contrasti, i teologi erano interessati a studiare gli appellativi di Dio, qualsiasi fosse il motivo di studio in tutti coloro che si accostavano al Testo c'era la consapevolezza che il Corano non sarebbe masi stato spiegato appieno.
  La scuole si confrontarono intorno ad una questione di non secondaria importanza: il Corano era la Parola “creata” o “increata”? La seconda posizione vinse per l'appoggio che aveva nella larga popolazione.
  Pietro di Cluny (1092-1156) commissionò per primo una traduzione del Corano in latino, l'interesse all'islam cresceva da parte del papato e dei sovrani europei. Le prime polemiche sorsero intorno alla cristologia nel Corano, furono francescani e domenicani ad approfondire la conoscenza dell'arabo grazie ad un contatto diretto coi musulmani. Al tempo della Riforma l'islam era accomunato al luteranesimo dai cattolici e al cattolicesimo dai luterani.
  Tra metà Ottocento e inizio Novecento il confronto con la modernità occidentale rese evidente la necessità di un rinnovamento. Nei nuovi commentari coranici, con fini apologetici e pedagogici, si fece largo la ricerca di una maggiore libertà rispetto ai canoni tradizionali. Ci furono anche tentativi di introdurre criteri storico-critici nell'esegesi ma “sembrò a molti un'inaccettabile relativizzazione del Testo rivelato e un attentato alla trascendenza e alla libertà di Dio”.
Importante, per i risvolti politici, fu la lettura socio-rivoluzionaria dell'egiziano Sayyd Qutb, leader dei Fratelli Musulmani e del pakistano al-Mawdudi.

  “E' fin troppo chiaro che qualsiasi vero rinnovamento del pensiero e della prassi nel mondo musulmano dovrà passare necessariamente da un ripensamento del rapporto tra i credenti e la Parola di Dio, per quanto difficile e delicato possa essere rimettere in questione insegnamenti, tendenze e metodi tradizionalmente consolidati e quasi sacralizzati in questo campo”.
L'affermarsi del dogma del Corano “increato” e la sua trasmissione, pricipalmente basata sulla recitazione a memoria nelle scuole coraniche, spiega il perché il Corano fu stampato prima in Europa che nel mondo arabo. Qui si arrivò alla traduzione in altre lingue solo XIX secolo grazie alla spinta del nazionalismo arabo e alla scolarizzazione di massa che progressivamente avvicinò il singolo al Testo sacro.
  Il Corano è presente nella vita quotidiana di ogni musulmano, per questo le sfumature interpretative continuano ad avere una rilevanza culturale di non poco conto e ad essere al centro del dibattito.
  “Non bisogna però dimenticare che un Testo sacro è anche e soprattutto Parola vivente attorno alla quale si impernia la vita dei singoli credenti e delle comunità a cui essi appartengono.(...) Assolutizzare anche uno solo di questi due aspetti comporterebbe enormi rischi: ritenere infatti il proprio Libro santo una sorta di codice ormai definitivamente chiuso ne farebbe una specie di reperto archeologico arido e mummuficato, così come una sua interpretazione troppo disinvolta e affannosamente impegnata ad aggiornarsi in base alle cangiati ideologie alla moda lo svilirebbe mettendolo alla pari del vano chiacchiericcio di una pseudocultura da salotto”.

  Il libro è chiaro e alla portata di tutti. Per leggere le sure citate sarebbe utile avere un Corano, una bella edizione in italiano è quella a cura di Alessandro Bausani.
Gli spunti di riflessione che corrispondono ad altrettante questioni aperte sono almeno tre:
la differenza tra le sure meccane e quelle medinesi, la dottrina del Corano “increato” che ha minato i plurimi tentativi di interpretare il Testo in base a studi storico-critici e il montare di letture fondamentaliste caratterizzate dal letteralismo più semplicistico ma efficacie da veicolare attraverso

Paolo Branca, Il Corano, il Mulino, Bologna, 2001, pp. 131


L'islam è una galassia, innumerevoli sono le correnti e i sottogruppi ma tutti riconoscono l'autorità del Corano e dell'esempio del Profeta. Paolo Branca, uno dei massimi islamisti italiani e docente di arabo presso l'Università Cattolica di Milano, sarà, grazie a quest'agile libretto della collana “Farsi un'idea”,  la nostra guida alla scoperta del Corano .
  Il Corano è il testo sacro dell'islam, religione monoteista che conta circa un milione e mezzo di seguaci di cui solo un quinto sono arabi. Il Corano è presentato come la rivelazione stato rivelato a Maometto, l'ultimo profeta, dall'angelo Gabriele a completamento delle tradizioni abramitiche, ebraismo e cristianesimo, a cui costantemente si richiama. La cultura dell'Arabia era al tempo incentrata sull'oralità: “il termine Qur'an, di probabile origine siriaca, significa appunto “recitazione” e pare si riferisse alla “proclamazione salmodiata” delle scritture presso i primi cristiani”.
  Le sure, ovvero i capitoli, sono divise in versetti non collegati da un tema o da un filo conduttore quanto affiancati “come ogni perla di una collana ha una propria forma compiuta ed è accostata alle altre, ma da esse distinte”, similmente all'antica poesia beduina. Le sure sono divise in base alle fasi della vita del profeta a cui si riferiscono, ovvero: il primo, il secondo ed il terzo periodo meccano e l'ultimo periodo, quello medinese.
  Maometto, secondo la tradizione, era un illetterato e il Corano gli fu rivelato completamente tra il 26 e il 27 del mese di ramadan del 610 d.C. benchè la rivelazione non venne considerata completa fino alla morte del medesimo nel 632. Maometto espresse la rivelazione oralmente e progressivamente fino alla sua morte. La redazione scritta del Corano fu avviata dal primo califfo ma solo il terzo vide la necessità di una versione scritta ufficiale prima dell'estinzione della generazione che aveva conosciuto il profeta. Le versioni discordanti furono messe al bando ma sopravvissero sette letture della vulgata ammesse.
  Se la cultura araba era già logocentrica, l'affermarsi dell'islam accentuò questa tendenza. Il Corano, per sua stessa ammissione, contiene testi di facile comprensione ed altri più criptici; gli esperti capirono ben presto che questo avrebbe potuto far insorgere discordia nella comunità. Due furono quindi gli approcci adottati, uno esegetico, tra i sunniti, che erano tendenzialmente più letteralisti, ed uno ermeneutico, sposato dagli sciiti.
  Si formarono le prime scuole esegetiche ma i commentari, il cui valore è universalmente conosciuto, arrivarono solo nel IX secolo. I commentatori e gli specialisti si concentrarono sulle parti oscure del testo, i giuristi cercavano di stabilire quale prescrizione avesse prevalenza in caso di contrasti, i teologi erano interessati a studiare gli appellativi di Dio, qualsiasi fosse il motivo di studio in tutti coloro che si accostavano al Testo c'era la consapevolezza che il Corano non sarebbe masi stato spiegato appieno.
  La scuole si confrontarono intorno ad una questione di non secondaria importanza: il Corano era la Parola “creata” o “increata”? La seconda posizione vinse per l'appoggio che aveva nella larga popolazione.
  Pietro di Cluny (1092-1156) commissionò per primo una traduzione del Corano in latino, l'interesse all'islam cresceva da parte del papato e dei sovrani europei. Le prime polemiche sorsero intorno alla cristologia nel Corano, furono francescani e domenicani ad approfondire la conoscenza dell'arabo grazie ad un contatto diretto coi musulmani. Al tempo della Riforma l'islam era accomunato al luteranesimo dai cattolici e al cattolicesimo dai luterani.
  Tra metà Ottocento e inizio Novecento il confronto con la modernità occidentale rese evidente la necessità di un rinnovamento. Nei nuovi commentari coranici, con fini apologetici e pedagogici, si fece largo la ricerca di una maggiore libertà rispetto ai canoni tradizionali. Ci furono anche tentativi di introdurre criteri storico-critici nell'esegesi ma “sembrò a molti un'inaccettabile relativizzazione del Testo rivelato e un attentato alla trascendenza e alla libertà di Dio”.
Importante, per i risvolti politici, fu la lettura socio-rivoluzionaria dell'egiziano Sayyd Qutb, leader dei Fratelli Musulmani e del pakistano al-Mawdudi.

  “E' fin troppo chiaro che qualsiasi vero rinnovamento del pensiero e della prassi nel mondo musulmano dovrà passare necessariamente da un ripensamento del rapporto tra i credenti e la Parola di Dio, per quanto difficile e delicato possa essere rimettere in questione insegnamenti, tendenze e metodi tradizionalmente consolidati e quasi sacralizzati in questo campo”.
L'affermarsi del dogma del Corano “increato” e la sua trasmissione, pricipalmente basata sulla recitazione a memoria nelle scuole coraniche, spiega il perché il Corano fu stampato prima in Europa che nel mondo arabo. Qui si arrivò alla traduzione in altre lingue solo XIX secolo grazie alla spinta del nazionalismo arabo e alla scolarizzazione di massa che progressivamente avvicinò il singolo al Testo sacro.
  Il Corano è presente nella vita quotidiana di ogni musulmano, per questo le sfumature interpretative continuano ad avere una rilevanza culturale di non poco conto e ad essere al centro del dibattito.
  “Non bisogna però dimenticare che un Testo sacro è anche e soprattutto Parola vivente attorno alla quale si impernia la vita dei singoli credenti e delle comunità a cui essi appartengono.(...) Assolutizzare anche uno solo di questi due aspetti comporterebbe enormi rischi: ritenere infatti il proprio Libro santo una sorta di codice ormai definitivamente chiuso ne farebbe una specie di reperto archeologico arido e mummuficato, così come una sua interpretazione troppo disinvolta e affannosamente impegnata ad aggiornarsi in base alle cangiati ideologie alla moda lo svilirebbe mettendolo alla pari del vano chiacchiericcio di una pseudocultura da salotto”.

  Il libro è chiaro e alla portata di tutti. Per leggere le sure citate sarebbe utile avere un Corano, una bella edizione in italiano è quella a cura di Alessandro Bausani.
Gli spunti di riflessione che corrispondono ad altrettante questioni aperte sono almeno tre:
la differenza tra le sure meccane e quelle medinesi, la dottrina del Corano “increato” che ha minato i plurimi tentativi di interpretare il Testo in base a studi storico-critici e il montare di letture fondamentaliste caratterizzate dal letteralismo più semplicistico ma efficace da veicolare.

Elena Ammirabile  DIRS GBU