domenica 14 febbraio 2016

SUL GENDER E ALTRE COSE NOTE


Sul gender e altre cose note (I)

Agli onori della cronaca italiana, nelle ultime settimane è emersa la questione delle unioni civili perché, proprio in questi giorni, si sta discutendo in Parlamento la legge Cirinnà che permetterebbe, una volta approvata, la possibilità per persone che siano anche dello stesso sesso di poter avere un riconoscimento da parte dello Stato e, cosa ancora più in discussione, la possibilità di adottare il bambino del proprio coniuge (la cosiddetta stepchild adoption). Proprio in reazione a questa legge ed alla sua eventuale approvazione, nelle ultime settimane ci sono state diverse manifestazioni pro o contro la legge, dove hanno partecipato diversi credenti, tra cui anche evangelici conservatori ed evangelici liberali che si sono schierati su opposti versanti (pro o contro la legge). In questa rubrica di oggi (cui ne seguiranno altre sulla questione) non vogliamo prender parte per l’una o l’altra fazione, ma, come è sempre stato, vogliamo analizzare e parlare del contenuto di un testo che ci possa portare insieme a delle riflessioni in un campo dove, va detto, la serenità degli animi talvolta sembra esacerbarsi senza portare ad una pacata riflessione.
Il libro che esamineremo è stato scritto da una delle filosofe italiane più conosciute oggi, anche per la sua capacità di divulgazione e per essere uno dei nostri numerosi cervelli in fuga. Si tratta del libro di Michela Marzano intitolato Papà, Mamma e Gender e che è stato pubblicato qualche mese fa per i tipi della UTET.
Il testo in oggetto non è stato coinvolto nelle polemiche odierne, ma in quelle precedenti, ormai sgonfiatesi, sulla questione dell’educazione alla teoria gender all’interno della scuola italiana che sarebbe stato introdotto dalla legge 107, detta anche legge sulla “Buona Scuola”, idea che si è rivelata priva di reale fondamento, soprattutto dopo i chiarimenti ministeriali in proposito. Il testo parte dalle prime manifestazioni, tenutesi la scorsa primavera dei Family Day ed inizia, tra l’altro, con una citazione di Carlo Maria Martini sulla comprensione e l’amore. Nel primo capitolo la Marzano analizza quanto si è diffuso come teoria gender da parte degli organizzatori del Family Day, mostrando l’inconsistenza di alcune delle affermazioni e la confusione, anche ideologica, che è stata fatta della questione.
L’A., che afferma di essere credente, e, nel confutare le tesi di coloro che hanno organizzato il Family Day, parte da alcune affermazioni del Vangelo, in particolare da quelle concernenti l’amore per il prossimo. Il ragionamento è più o meno questo: se Gesù dice di amare anche il nostro nemico, come possiamo odiare coloro che hanno idee sul genere diverse dalle nostre? E’ chiaro che il ragionamento prende solo una parte del Vangelo e che è parziale, ma. talvolta si potrebbe dire altrettanto di coloro che hanno marciato anche nei giorni scorsi in Italia. Il testo continua, con buon piglio, nella difesa della diversità di genere e parte, senza in realtà averlo dimostrato, alla difesa di quello che è la libertà di scelta dell’uomo nel campo della gestione del proprio corpo e nel campo della scelta della propria sessualità. Marzano (che è una specialista della questione) ha ragione nell’affermare che la sessualità è fortemente legata alla corporeità ed al proprio essere nel mondo e fa bene a ricordare che il corpo fa parte dell’essenza della nostra umanità, ma come questo corpo possa essere definito è oggetto di discussione.
Nell’ultima parte del libro che è concluso da un capitolo che riapre, quasi a ciclo, l’attacco contro gli organizzatori del Family Day, nella sua ultima parte apre anche alla definizione delle questioni di genere. L’A. afferma che la costruzione della sessualità (e in questo riprende soprattutto quanto affermato da Judith Butler nei suoi testi) è essenzialmente culturale e, che, quindi, il nostro essere biologicamente determinati in una certa maniera ha poco valore, rispetto alla costruzione che ne viene fatta. Proprio per questo motivo, bisognerebbe lasciare libera espressione alla propria sessualità. Marzano si rende anche conto che la Butler e le sue idee sono state anche criticate nel campo del femminismo (si fa riferimento alle aspre critiche che qualche anno fa furono portate avanti da M. Nussbaum), ma ritiene che oggi ci sia una radicalità che vada accettata.
La sintesi di quanto viene detto è questa. Cosa possiamo dire del testo? Sicuramente la Marzano che aveva un compito divulgativo ha ben assolto a quest’ultimo rendendo leggibile il libro anche ad un grande pubblico e questo è sicuramente un merito. Che dire delle idee? Molto di quanto esposto non è condiviso da chi scrive e trovo che l’A., molto spesso, non dia conto in maniera chiara delle sue posizioni. Perché essere favorevoli alle unioni civili, perché fa parte dello Spirito del tempo o perché ci sono altri motivi che andrebbero meglio spiegati? Come si fa a sostenere la tesi che la cultura prevale sul biologico? Come si sostengono oggi le posizioni del DSM psicologico che ha derubricato l’omosessualità dalle malattie psicologiche? E’ possibile avere un approccio sulla questione del genere che sia diversa da quella dell’A. e diversa anche di coloro che hanno marciato (e continuano a marciare) per i vari Family Day? Queste domande non mi sembrano avere risposta e mi sembra che le conclusioni date siano preconfezionate e che, quindi, il testo finisca nella catena di quelli instant book, che, per quanto efficaci nella prosa e per quanto siano anche pieni di riferimenti opportuni all’oggi, non lascino pienamente il segno. Un libro del genere, pertanto, rischia di fare il paio con le osservazioni poco cogenti di coloro che hanno introdotto il problema del gender (giustamente criticati dalla Marzano per l’improprietà linguistica per la scarsa conoscenza dell’argomento) e non porta ad un contributo che sia ragionato e sereno, nonostante l’occasione sarebbe stata interessante. Allo stesso tempo non condividiamo alcuni degli atteggiamenti che si sono avuti nei confronti dell'A. quando si è deciso di non farla parlare in locali pubblici di proprietà comunale, impedendo la libera espressione e impedendo anche un libero confronto che forse avrebbe potuto chiarire alcune delle questioni da me poste.

Valerio Bernardi - DIRS GBU


1 commento:

  1. grazie per questa recensione, utile in questo clima attuale in cui non si riescono ad analizzare con serenità le questioni in gioco.

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