martedì 9 febbraio 2016

Chiesa Totale



Tim Chester, Steve Timmis, Chiesa Totale. Intorno al vangelo e alla comunità.

Se un titolo come Chiesa totale può sembrare ambizioso, il sottotitolo dell'originale inglese lo è ancor di più: “Una riforma/ridefinizione (reshaping) radicale intorno al vangelo e alla comunità". Non si tratta di un manuale per far crescere le chiese, né di un trattato di ecclesiologia, ma di una serie di riflessioni inerenti a temi e problematiche tipici della vita di una chiesa, che propongono di rimodellare, o riformare paradigmi concettuali e di funzionamento propri di chiese evangeliche di paesi come l'Inghilterra, in cui l'evangelismo ha avuto ed ha una diffusione piuttosto ampia. L'obiettivo di queste riflessioni non è tanto quello di formare chiese numerose e di successo, quanto piuttosto piccoli gruppi per lo più domestici, fedeli al mandato lasciato da Gesù, e capaci di incarnare il vangelo nell'ordinarietà delle routines delle società postmoderne. Gli autori sono entrambi leader di un movimento, The Crowded House, che raccoglie diverse chiese caratterizzate dall'elemento comunitario più che da quello strutturale, spesso ubicate in case.
Il testo è articolato in due parti: la prima, molto breve e costituita solo da due capitoli, pone le basi teoriche della “riforma” proposta che sono due: il vangelo e la comunità. Il vangelo non  è solo fatto di miracoli, di esperienze mistiche, o di manifestazioni di potenza: in primo luogo è fatto di parole. È parola missionaria che va vissuta nella propria quotidianità. Si rovescia quindi il concetto di missione pensata come viaggio verso un altrove lontano, per proporre una missione orientata verso il contesto in cui ogni singola chiesa locale vive (quartiere, vicinato, ambiente lavorativo). Ugualmente è ridefinito il concetto di comunità: questa non è una delle tante attività o luoghi che girano intorno alla vita occupata del singolo, ma la sua stessa identità, il suo centro vitale grazie a cui realizza delle attività.
Posti questi due principi teorici i restanti nove capitoli procedono nel ristrutturare gli altri ambiti in cui, comunemente, una chiesa opera. L'evangelizzazione non sarà quindi uno sforzo in cerca di metodologie comunicative efficaci o della messa a punto del miglior marketing ecclesiastico, ma piuttosto la costruzione di una rete di relazioni incentrate sull'amore con le numerose persone che ogni singolo membro di chiesa incontra nel quotidiano: amici, vicini, colleghi di lavoro, avventori di locali... Ugualmente l'azione sociale, distinta concettualmente dall'evangelizzazione, ma da questa inseparabile, non sarà costituita da un'agenda sovraccarica di attività e programmi di assistenza ai bisognosi, quanto piuttosto una serie di azioni spontanee, fatte dai singoli membri che apriranno le loro case ai bisognosi e cercheranno di instaurare con questi relazioni amichevoli.
La fondazione di chiese diventa un elemento centrale di questo modello ecclesiastico, e sorpassa in importanza lo sforzo proteso nel far crescere di più le chiese esistenti. Ma anche qui la riflessione non si sviluppa su tecniche speciali di provenienza sociologica o psicologica, ma sulla cultura di vite di umili membri di chiesa che si sforzano di incarnare nella propria vita i principi del vangelo. In questo contesto la casa diventa uno strumento concreto di fondazione di chiesa, elemento familiare al contesto neotestamentario, che il movimento di cui gli autori del libro fanno parte richiamano anche nella loro esperienza personale.
Il contrasto tra professionalità e ordinarietà si ritrova anche nei capitoli che il libro dedica alla missione estera, alla formazione, alla cura pastorale: in tutti questi ambiti, a parere degli autori, l'eccesso di professionalizzazione ha creato un divario tra il vissuto concreto della chiesa e gli esperti del settore che finiscono di tenere in piedi strutture fini a se stesse, allorquando l'attività continua di tutti i membri negli stessi settori potrebbe produrre – e di fatto produce - risultati migliori sia nel tempo che nella qualità.
Prevale la preoccupazione comunitaria anche nell'affrontare temi come la spiritualità, la teologia , l'apologetica e la formazione di giovani e bambini: la vera spiritualità biblica non è silenziosa ed isolata, ma fatta di parole e di relazioni comunitarie; la teologia su cui lavorare, non è quella speculativa ed astratta, ma è fortemente ancorata alla missione e alle problematiche che l'attività missionaria in corso d'opera solleva; ed i dottori della chiesa non saranno cervelloni onniscienti che dispensano il loro sapere, ma guide aperte che vengono formate mentre formano; l'apologetica più che cercare argomenti sopraffini che non riusciranno mai a convincere nessuno, prenderà atto che il problema dell'incredulità non sta nella scarsa razionalità del vangelo, ma nelle prese di posizione del cuore di chi lo rifiuta, e pertanto avrà cura di porsi come testimonianza amorevole che, amorevolmente, rende conto di ciò in cui crede. In altre parole la miglior apologetica non sarà razionale, ma consisterà nello stile di vita dei credenti diventando relazionale. Infine, lo sforzo proteso ad educare bambini e giovani, più che quello di cercare contesti, occasioni e attività accattivanti e finalizzate a catturare i gusti e le aspettative dei bambini e dei giovani, sarà piuttosto mirato ad integrare nella comunità questi ultimi, avendo cura di proporre loro gli stessi contenuti formativi che seguono gli adulti e di perseguire gli stessi scopi della chiesa, eventualmente secondo modalità consone alla loro forma mentis.
A corollario di quanto detto, l'ultimo capitolo sul successo non potrà che far rilevare la preferenza degli autori per comunità molteplici, cioè piccole ma diffuse, piuttosto che numerose ed accentrate, guidate da leaders capaci di potenziare gli altri membri di chiesa piuttosto che di prestare performances impeccabili, per vivere una vita cristiana che inneggia non ad una teologia della gloria, ma a quella della croce. Il concetto ripreso da Lutero propone proprio la rivelazione di Dio non in ciò che attrae, ma nel nascosto, nel piccolo e nell'ordinario.
La mia valutazione su questo libro è nell'insieme molto positiva: il richiamo alla parola del vangelo e alla sua verità corregge quei modelli ecclesiastici preoccupati solo dell'elemento comunitario (vedi emerging church), mentre l'accento posto sulla comunità richiama l'attenzione di molte chiese tradizionali rispetto a questa dimensione costitutiva della chiesa. Pienamente condivisibili anche i diversi “rovesciamenti” illustrati sopra, nella misura in cui rimettono al centro le relazioni e l'amore in qualsiasi riflessione sulla chiesa. In alcuni punti tuttavia questa preoccupazione è forse eccessiva. Ci si può chiedere se una certa strutturazione ed organizzazione non possa e non debba dialogare con una continua attenzione all'elemento relazionale e comunitario senza per forza sclerotizzarsi; o ancora, se alcune caratteristiche di chiese molto numerose che sono state utili alla causa del vangelo non possano essere in qualche modo salvate o rivalutate: investimenti per il sostengo di missionari, costruzioni di ospedali, scuole o orfanotrofi in paesi bisognosi difficilmente possono essere portate avanti da piccole comunità domestiche, mentre risultano agevoli a chiese grosse.
Immagino che la ricezione di questo testo abbia un impatto piuttosto diverso a seconda dei paesi in cui viene letto. Per il mondo anglosassone si configura come un effettivo richiamo ad una riforma, essendo presenti molte chiese evangeliche che nel tempo hanno inevitabilmente conosciuto forme di irrigidimento, di tradizionalismo o di perdita del dinamismo degli inizi. Per il pubblico italiano, invece, penso che la ricezione sia diversa: non che il mondo evangelico italiano sia immune dalle pecche appena elencate, ma esistendo da meno tempo non ha forse ancora conosciuto tutti gli errori stigmatizzati nel libro. Molte chiese italiane hanno in effetti una dimensione e delle dinamiche simili a quelle del modello descritto in Chiesa Totale. Questo serve da incoraggiamento a rivalutare diversi elementi (mancanza di strutture, scarsità di persone, di dimensione, poca visibilità, ecc.) che spesso le chiese italiane cercano di allontanare, ma serve anche da monito per evitare di perseguire obiettivi potenzialmente perdenti. Proprio per questo, oltre che per una lettura individuale, il testo è particolarmente adatto ad una lettura comunitaria.
Un'ultima annotazione su una piacevole caratteristica di impostazione: quasi in ogni capitolo gli autori hanno inserito delle schede in color grigio che raccontano testimonianze dirette di persone e vite che seguendo uno dei principi espressi hanno riscontrato un miglioramento della propria vita di fede. Questo contribuisce a mettere in evidenza le possibili applicazioni di questo illustrato.
In conclusione, Chiesa totale, è un libro succinto, ma di grosso spessore, che affronta in modo efficace questioni grosse ed ha il pregio di fornire delle linee guida valide per la conduzione di una chiesa, sia da parte di un pastore, ma anche e soprattutto, da parte della comunità che nel compito della conduzione è implicata.

Stefano Molino - Dirs GBU



Nessun commento:

Posta un commento