martedì 10 marzo 2015





Understanding four views of Baptism. Thomas J. Nettles, Richard L. Pratt Jr., Robert Kolb, John D. Castelein, Zondervan Grand Rapids, 2007.

Il testo a più mani, edito da Zondervan per la collana Conterpoints curata da John H. Armstrong, si presenta con una struttura molto interessante e piuttosto insolita per la saggistica contemporanea: quattro punti di vista diversi su un argomento molto importante per la fede cristiana, come il battesimo, vengono presentati e confrontati. Ognuno di quattro autori espone la teologia del battesimo propria di una certa tradizione cristiana, e gli altri tre danno una risposta critica, mettendo in evidenza i punti di accordo e di disaccordo. La cornice è quella del dialogo ecumenico tra chiese protestanti che ricercano un confronto fecondo, senza tuttavia rinunciare alla proprie convinzioni ed il risultato quello di una panoramica molto ricca delle posizioni principali sul battesimo nel mondo protestante e delle loro rispettive possibili debolezze.
            Le quattro posizioni descritte si muovono tra due estremi: quello che vede nel battesimo un semplice simbolo, rappresentato dalla posizione battista, e quello luterano che tende a vedere nello stesso un sacramento dotato di forza salvifica, seppure con motivazioni e caratteristiche diverse da quello cattolico. Nelle posizioni mediane abbiamo la visione Riformata, e quella delle Chiese di Cristo.
            Th. J. Nettles espone la posizione battista, per cui il battesimo è l’immersione di un credente per la sua iniziazione in una comunità di credenti. E’ il segno della fiducia del credente nell’opera salvifica di Cristo, ma non la completa, ne è solo il simbolo e deve essere per immersione. Il battesimo di Giovanni inaugura il nuovo patto, quello di Gesù è testimonianza della conferma di un impegno personale. Nettles osserva che battesimi neotestamentari sono sempre rivolti a persone consapevoli e pentite che danno risposte personali e che non c’è automatismo tra ricevimento dello spirito e battesimo, come non c’è identificazione tra battesimo e fede. Per spiegare la relazione tra battesimo e salvezza, che le altre posizioni tendono a vedere come molto stretta, Nettles distingue tra tre modi che la Bibbia ha di parlare di cose che salvano: quelle che dipendono dal diretto volere divino, gli incoraggiamenti a salvarsi, ed infine simboli dei quali fa parte il battesimo. Vista l’analogia che luterani e riformati vedono tra battesimo e circoncisione Nettles precisa che questi sono chiaramente distinti in quanto non rimandano l’una all’altro, ma piuttosto entrambi alla rigenerazione, che nel Nuovo Testamento segue modalità diverse dall’Antico. Ne risulta che il battesimo dei bambini è escluso e che  il battesimo degli adulti, seppure non salvifico, non è opzionale.
            Le critiche a questa posizione insistono sulla discontinuità tra nuovo ed antico Testamento, e sul carattere eccessivamente simbolico che non spiega la necessità del battesimo né le espressioni che ne indicano il potere di salvare (I Piet 3, 21).
            La posizione Riformata, esposta da L. Pratt Jr., insiste invece sulla dimensione sacramentale e pattizia del battesimo. Con sacramento la tradizione riformata intende l’incontro misterioso (Ef 5, 32) tra uomo e Dio che ha luogo attraverso riti che implicano elementi fisici ed una cerimonia speciale, di cui  mai il NT accentua la natura simbolica. Sono sempre presentati come momenti “innaturali” in cui si dispensa la grazia. C’è quindi ben più di un simbolo e che c’è unione sacramentale  tra segno e cosa significata. Tuttavia questa posizione è diversa da quella cattolica in quanto c’è anche separazione tra battesimo e dispensa della grazia che è data solo in unione alla predicazione della parola e non ex opere operato. Il battesimo conferma la parola e nutre la fede, ma non c’è unione assoluta, pertanto battesimo e grazia/salvezza non sono inseparabili, è possibile essere rigenerati/salvati senza battesimo, e non chiunque è battezzato è certamente rigenerato.
            Oltre all’aspetto sacramentale c’è quello pattizio a cui la tradizione riformata è particolarmente cara, in quanto vi vede una forte continuità tra Antico e Nuovo testamento, costituiti da una stessa sostanza. In quest’ottica battesimo e circoncisione sono visti come analoghi, ed il battesimo viene dispensato ai bambini per incorporarli alla chiesa ed inserirli in una promessa.
            Questa posizione viene criticata per la troppa dipendenza da documenti elaborati dalla tradizione riformata, e per la debolezza degli argomenti che negano la natura simbolica dei sacramenti. Problematico anche il senso della distinzione tra due patti e la portata della promessa, che garantisce comunque rigenerazione anche a chi apparentemente la rifiuta.
            La posizione luterana è quella che conferisce al battesimo il potere maggiore rispetto alle altre posizioni. Parte dal tentativo di spiegare in senso letterale il significato dell’espressione petrina “Il battesimo salva anche voi..” (I Piet 3, 21) e vede in esso una forma di linguaggio simbolico che è pienamente parola di Dio. Come la parola di Dio crea e forma, così il battesimo, linguaggio di segni fatti di cose concrete – acqua e rito – uniti a parole, ha un’efficacia rigeneratrice e creatrice che prescinde anche dalla volontà di chi riceve e dona vita, proprio come chi fa un bambino che non ha chiesto di nascere dà vita allo stesso. I bambini vanno quindi battezzati per entrare nella promessa, e nel battesimo quel peccato originale fatto di incapacità di affidarsi viene dichiarato cancellato. Il motivo per cui poi i battezzati si allontanino rimane misterioso e riguarda il mistero del male, ma questo non invalida le promesse divine.
            Questa posizione viene criticata dai battisti e dalle chiese di Cristo per l’inesistenza di esempi di battesimi di bambini nei testi, e dal riformato Pratt per la tendenza all’eccessiva speculazione propria del luteranesimo più che di Lutero.
            La posizione delle chiese di Cristo per certi versi è vicina a quella battista, e insiste sulla necessità che a battezzarsi siano degli adulti credenti e responsabili. A differenza del battesimo tuttavia vede nel battesimo un atto di obbedienza ad un comandamento di Cristo, che assume un’importanza fondamentale, al punto di diventare necessario. Viene paragonato alle opere di cui parla Giacomo, che avrebbero un senso diverso di quelle di cui parla Paolo e diventa un elemento costitutivo della fede, senza cui non c’è salvezza.
            La critica comune delle altre tre posizioni nei confronti della visione delle Chiese di Cristo sta nel rilevare che introdurre l’idea di un’opera svolta da uomini, costitutiva del processo di salvezza, anche se attenuata dalla definizione di “occasione” della salvezza, è quantomeno problematico e rischia di intaccare il sola fide luterano, a cui Castelein si aggrappa con decisione nel momento in cui contrasta la pratica luterana del pedobattesimo.

            Sia l'introduzione del libro che il capitolo conclusivo, ad opera dell'editore, rilevano la fecondità del confronto delle posizioni. Ciò che è particolarmente apprezzabile è la fermezza con cui ogni autore espone le proprie convinzioni senza scivolare in un intento conciliatore che appiattirebbe tutto, unito ad un sincero rispetto delle posizioni avverse,  delle quali viene sempre fatto un giudizio critico che rileva sia il positivo che il negativo. Chi scrive si ritrova pienamente nella posizione battista; tuttavia ha parzialmente rivisto le proprie convinzioni sul battesimo – che in diversi ambienti evangelici viene equiparato né più né meno che ad una testimonianza pubblica della propria conversione – ammettendo che la rigorosa distinzione tra forma e sostanza, o tra materiale e spirituale è spesso il frutto più di un pensiero postmoderno che radicalizza queste dicotomie, che non di un pensiero biblico che tendenzialmente non le oppone.
            Sempre per chi scrive è stato inoltre interessante – anche se non certo rassicurante - osservare la molteplicità di posizioni esistenti nella teologia protestante sul battesimo. Generalmente in un paese di cultura cattolica si ha la tendenza ad elaborare una teologia del battesimo (e non solo) in primis scritturale, ma in secundis – inevitabilmente e  più o meno consapevolmente -  contrassegnata dall'esigenza di chiarificare la propria fisionomia rispetto alla teologia cattolica. Se ne potrebbe derivare l'impressione di un fronte protestante unito, per lo meno su un concetto come quello del battesimo. Il testo in questione mostra l'illusorietà di un simile pensiero e la complessità del lavoro teologico da un lato ed ecumenico – inteso anche solo tra chiese protestanti – dall'altro. 
                                                                                                               Stefano Molino - DIRS GBU

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