domenica 29 novembre 2015

Nel mondo di Katniss




Novembre è il mese, insieme a quello natalizio, dei blockbusters cinematografici nel mondo occidentale. E’ così è stato anche quest’anno: la multinazionale cinematografica ha tirato fuori prima Spectre, probabilmente l’ultimo 007 con Daniel Craig e poi, qualche settimana dopo, Il canto della rivolta 2 che chiude la saga di Hunger Games, basata sulla trilogia dell’autrice americana Suzanne Collins che, almeno in parte, è riuscita a sostituire nel cuore degli adolescenti i romanzi di Harry Potter.
La storia è nota ai più: i tre romanzi delineano quella che classicamente si chiama una distopia, ovvero racconta una storia, ambientata in un mondo futuro-immaginario, in cui il regime politico risulta essere oppressivo e tenuto insieme da un despota, un Presidente di nome (i cognomi che ha usato la Collins talvolta sono allusivi) Snow.
Accanto all’uso classico della distopia vi sono delle varianti, che potremmo definire tipicamente postmoderne: i giochi di sacrificio (gli Hunger Games) che derivano da una tradizione classica (è chiaro il richiamo alla vicenda di Teseo e di Atene e degli Orazi e Curiazi di latina memoria) sono stati multimedializzati e, a parte le simulazioni che vengono appositamente costruite per i giochi, la cosa più importante è che vengono trasmessi in mondovisione, diventano qualcosa che supera di gran lunga i giochi circensi classici, , in quanto visti dal mondo intero e apprezzati dalla maggior parte della popolazione abbiente del mondo.
L’altra caratteristica è la scelta dell’eroe: in un mondo in cui le ragazze hanno bisogno di modelli forti, Katniss Everdeen, la vera eroina della saga. è una donna che, nel frattempo diventa pienamente adulta, disposta al sacrificio di sè stessa e autonoma rispetto agli uomini che la circondano. Si tratta di una tipica eroina postfemminista che, pur mantenendo caratteristiche di genere tipicamente femminili, non disdegna ruoli di autonomia notevoli e, alla fine, è colei che conduce porta a termine la storia. Katniss, infatti, si  mostra, nei film e nei romanzi (pur con alterne vicende), molto più forte degli altri protagonisti maschili appartenenti al mondo adolescenziale e, in questo senso, è specchio fedele della società in cui viviamo e di cui, nonostante l’ambientazione futiristica, diviene una specie di icona.
Queste caratteristiche, insieme ad una accurata scelta degli attori (non ultima Jennifer Lawrence che incarna la stessa eroina), hanno fatto sì che un film per nulla banale divenisse un successo cinematografico di tipo globale.
Cosa dire della vicenda e di quanto sino ad ora raccontato da un punto di vista teologico e filosofico? Sicuramente la serie dei romanzi hanno un’idea di base molto forte che ha a che fare con l’importanza dell’individuo. Un solo individuo può riuscire (anche se coadiuvato da altri e soprattutto dai mezzi di comunicazione di massa) a cambiare le sorti di un’intero mondo: Katniss sembra incarnare in questo senso l’individuo cosmico-storico hegeliano. Ne sono consapevoli i tattici del gioco che vedono in Lei non solo la speranza (quella riposta dalle masse), ma colei che può veramente guidare la rivolta. L’altro aspetto che è preso in esame è quello della generosità ed del sacrificio. L’eroina del film inizia il suo percorso di rivolta perché vuole salvare la propria sorella: si tratta quasi di un sacrificio sostitutivo, molto simile a quello che deriva dalla tradizione cristiana e i partecipanti ai giochi ricordano il capro espiatorio, così ben studiato negli ultimi decenni da René Girard,
La vicenda politica nei romanzi e nei film si dipana nella maniera in cui è oggi percepita dalla maggior parte degli individui: un continuo intrigo ed imbroglio. I maggiori esponenti politici presentati, dal presidente Snow alla sua diretta avversaria, Coen, non hanno in loro nessun tipo di di idealismo, ma pensano di dover agire in maniera spietata per mantenere (nel caso di Snow) o ripristinare (nel caso di Coen) l’ordine. Per fare tutto questo si costruisce una società profondamente iniqua, in cui solo il centro, grazie, in realtà ad una militarizzazione spietata, riesce a vivere in prosperità, mentre le rimanenti masse vivono in miseria ed in uno stato di semischiavitù. Katniss, che proviene da uno dei distretti più poveri, rappresenta con la vittoria nei giochi ed il percorso che da lì inizia, il riscatto di queste popolazioni che hanno bisogno di maggiore giustizia.
La ricerca di giustizia è un altro degli elementi portanti del film. Essa alla fine prevarrà ed inizia a manifestarsi anche nei gesti quotidiani del Distretto 12, quando, ad esempio, Peta decide di lasciare del pane bruciato per la famiglia di Katniss piuttosto che darlo e diventa sempre più presente nel film, sino alla venerazione che la popolazione ha per la mockingjay, l’uccello che rappresenta la stessa Katniss.
Il film, anche l’ultimo (benché parta un po’ lentamente e risenta dell’idea di dividere il secondo romanzo in due film per fare cassetta). è altamente spettacolare e merita di essere visto al cinema, forse anche indipendentemente dalla lettura dei romanzi.
Vi sono però dei dubbi che sorgono al commentatore. L’Happy ending un po’ antipolitico era strettamente necessario? Alla fine sembra che la politica sia un affare che debba essere gestita da un’alterità che non abbia lo stesso senso di giustizia e di riscatto che può avere l’individuo. E’ proprio questa la politica? Sembra che, alla fine, ciò che conta è il destino individuale a scapito di quello della comunità che è importante sino ad un certo punto. Non è tutto questo molto contemporaneo e un po’ pericoloso come messaggio?
I romanzi ed il film, come del resto spesso accade, agiscono in un mondo etsi deus non esset. Le idee di giustizia, riscatto, redenzione sono ben presenti, in quanto radicate nella nostra cultura, ma appaiono come agenti nell’autonomia dell’uomo che si fa da solo. L’ideologia del sefl made man (in questo caso woman) rimane prevalente e forse denota la debolezza di un intreccio che rimane per la maggior parte valido e positivo.

                                                                   Valerio Bernardi - DIRS GBU


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